Storia
Dominazione romana
Il processo fu completato nel 27 a.C., quando l'imperatore romano Augusto annesse il resto della Grecia e costituì la provincia senatoria di Acaia. Molti Greci migrarono ad Alessandria d'Egitto, ad Antiochia e a Seleucia e tutte le altre nuove città ellenistiche in Asia e Africa fondate da, oppure dopo, Alessandro.
Nonostante la loro superiorità militare, i Romani ammiravano la cultura greca, e ne furono fortemente influenzati. Come affermò Orazio: Graecia capta ferum victorem cepit ("la Grecia, sebbene conquistata, conquistò il feroce vincitore"). Si ritiene che la scienza, la tecnologia e la matematica dei greci abbiano raggiunto il loro apice nel periodo ellenistico.
Le comunità di lingua greca dell'oriente ellenistico furono fondamentali per la diffusione del Cristianesimo nel secondo e nel terzo secolo d.C., e le prime figure di rilievo della cristianità (in particolare San Paolo) furono in genere di lingua greca, sebbene non di origine né etnica né geografica greca. Tuttavia, la Grecia in senso proprio fu tendente al paganesimo e non fu tra i centri influenti dell'antico Cristianesimo: infatti, alcune antiche pratiche religiose greche rimasero in voga fino alla fine del IV secolo e alcune aree quali il Peloponneso sud-orientale rimasero pagane fino a oltre il X secolo.
Impero romano d'Oriente
L'Impero Romano d'Oriente, a seguito della Caduta dell'Impero romano d'Occidente nel V secolo, viene convenzionalmente chiamato Impero bizantino (anche se all'epoca era semplicemente chiamato "Impero Romano"); esso sopravvisse fino al 1453. La capitale era Costantinopoli, fondata nel 330 d.C., la lingua e la cultura letteraria erano greche e la religione prevalente era quella cristiana, definita dopo lo scisma del 1054 cristiana ortodossa.
A differenza dell'Impero Romano, l'Impero Bizantino ebbe un'impronta culturale greca molto forte fin dall'inizio, tanto che nel 610 Eraclio I fece diventare il greco lingua ufficiale dell'Impero, e si proclamò Basileus (in greco Βασιλεύς, Re) dell'Impero, invece che Augustus come era in uso fino ad allora.
Dal IV secolo, i territori balcanici dell'Impero, inclusa la Grecia, subirono le invasioni barbariche. Le razzie e devastazioni di Goti e Unni nel IV e V secolo e l'invasione slava della Grecia nel VII secolo portarono ad un drammatico crollo dell'autorità imperiale sulla penisola greca. A seguito dell'invasione slava, il governo imperiale mantenne il controllo delle sole isole e zone costiere, in particolare delle città di Atene, Corinto e Tessalonica, mentre solo alcune aree montane interne continuarono a riconoscere l'autorità dell'imperatore. Al di fuori di queste aree si ebbe la colonizzazione slava.
Il recupero delle province perdute da parte dell'Impero Bizantino iniziò verso la fine dell'VIII secolo e la maggior parte della penisola greca tornò sotto il controllo dell'Impero, in diverse fasi fino al IX secolo. Questo processo fu facilitato dal vasto afflusso di greci dalla Sicilia e dall'Asia Minore verso la penisola greca (dovuto in buona parte all'avanzare delle forze arabo-islamiche), mentre al tempo stesso molti slavi furono catturati e deportati in Asia Minore, e i rimanenti furono assimilati. Nell'XI e XII secolo il ritorno della stabilità nella penisola greca beneficiò della forte crescita economica -molto maggiore di quella avvenuta nei territori anatolici dell'Impero.
A seguito della quarta crociata e della caduta di Costantinopoli in mano ai "latini" nel 1204, la maggior parte della Grecia passò sotto il controllo dei Franchi (dando inizio al periodo noto come francocrazia) o dei veneziani nel caso di alcune isole. Il ristabilimento dell'Impero Bizantino a Costantinopoli nel 1261, da parte dell'Imperatore di Nicea, sostenuto dalla Repubblica di Genova, fu accompagnato dal recupero della maggior parte della penisola greca, sebbene il Principato d'Acaia di origine franca nel Peloponneso sopravvisse fino al XIV secolo, mentre le isole rimasero per lo più sotto il controllo Genovese e Veneziano.
Dominazione Ottomana
Nel XIV secolo gran parte della penisola greca fu persa dall'Impero in quanto prima i Serbi e poi gli Ottomani ne strapparono i territori. All'inizio del XV secolo, l'avanzata ottomana comportò la perdita di tutti i territori in Grecia eccetto il Despotato di Morea nel Peloponneso. Dopo la conquista di Costantinopoli da parte degli Ottomani nel 1453, la Morea fu l'ultimo residuo dell'Impero Bizantino in Grecia a resistere agli Ottomani. Tuttavia anche questa fu conquistata nel 1460, e tutto il territorio peninsulare greco passò sotto il controllo degli Ottomani. A seguito della conquista turca, molti studiosi bizantini, che fino ad allora erano stati responsabili della preservazione del sapere greco, fuggirono a occidente, portando con loro un grande bagaglio culturale e letterario e così contribuendo significativamente al Rinascimento. Nonostante ciò il dominio Ottomano portò ad una maggiore coesione dei Greci Ortodossi, che trovarono nella religione e nella lingua uno dei punti fermi della loro identità nazionale.
Mentre la maggior parte del territorio peninsulare greco e le isole egee erano sotto il controllo ottomano entro la fine del XV secolo, Cipro e Creta rimasero territori veneziani fino al 1571 e 1670 rispettivamente, quando furono occupate dagli Ottomani. Le uniche zone di lingua greca che si salvarono dal dominio ottomano di lungo termine furono le Isole Ionie, che rimasero veneziane fino alla loro cattura da parte della Prima Repubblica francese nel 1797, e quindi passarono al Regno Unito nel 1809 fino alla loro riunificazione con la Grecia nel 1864.
Mentre i greci delle isole ionie e di Costantinopoli vissero un periodo di prosperità, con questi ultimi in grado di ottenere posizioni di potere all'interno dell'amministrazione ottomana, la maggior parte della popolazione della Grecia peninsulare soffrì le conseguenze economiche della conquista ottomana. Fu imposta una tassazione pesante, e in un tempo successivo l'Impero Ottomano attuò una politica che portò alla trasformazione della popolazione rurale greca in servi della gleba a tutti gli effetti.
La Chiesa ortodossa greca e il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli erano considerati dai governanti ottomani come le autorità di governo dell'intera popolazione cristiana ortodossa dell'Impero Ottomano, greca e non. Anche se gli Ottomani non obbligarono i non-musulmani a convertirsi all'Islam, i cristiani subirono molte discriminazioni mirate a evidenziare la loro inferiorità all'interno dell'Impero.
La discriminazione dei cristiani, combinata ai duri trattamenti delle autorità locali ottomane, portò ad alcune conversioni all'Islam, anche se solo superficiali. Nel XIX secolo, molti "cripto-cristiani" tornarono fedeli alla loro antica religione.
La natura dell'amministrazione ottomana in Grecia era variabile, anche se comunque arbitraria e spesso dura. Alcune città avevano governatori nominati dal Sultano, mentre altre (come Atene) si autogovernavano. Le regioni montuose interne e molte isole rimasero di fatto autonome dallo Stato centrale ottomano per molti secoli.
Quando scoppiavano conflitti militari tra l'Impero Ottomano e altri Stati, i greci di solito si schieravano contro l'Impero, con poche eccezioni. Prima della rivoluzione greca, ci furono una serie di guerre che videro i greci combattere contro gli ottomani, come la partecipazione greca alla battaglia di Lepanto nel 1571, la rivolta dei contadini dell'Epiro nel 1600-1601, la guerra di Morea del 1684-99 e la rivolta Orlov istigata dai russi nel 1770, che mirava a dividere l'Impero Ottomano per favorire gli interessi russi. Queste sollevazioni furono represse dagli ottomani con grandi spargimenti di sangue.
Il XVI e il XVII secolo sono visti come una specie di "medioevo" della storia greca, con la prospettiva del rovesciamento del dominio ottomano che appariva remota e le sole isole ionie libere dalla dominazione turca. Corfù resistette a tre assedi nel 1537, 1571 e 1716, durante i quali gli ottomani furono respinti. Comunque, nel XVIII secolo, sorse tramite il commercio marittimo una ricca classe mercantile greca. Questi mercanti arrivarono a dominare il commercio interno all'Impero Ottomano, stabilendo comunità in tutto il Mediterraneo, i Balcani e l'Europa Occidentale. Sebbene la conquista ottomana avesse tagliato fuori la Grecia da significativi movimenti intellettuali europei quali la riforma protestante e l'illuminismo, queste idee, insieme agli ideali della rivoluzione francese e del nazionalismo romantico, cominciarono a penetrare nel mondo greco tramite la diaspora dei mercanti. Nel tardo XVIII secolo, Rigas Feraios, il primo rivoluzionario a immaginare uno Stato greco indipendente, pubblicò una serie di documenti relativi all'indipendenza greca, incluso un inno nazionale e la prima mappa dettagliata della Grecia, e fu assassinato da agenti ottomani nel 1798.
Indipendenza e prima guerra mondiale
Nel 1814, fu fondata un'organizzazione segreta chiamata Filikí Etería con lo scopo di liberare la Grecia. La Filikí Etería organizzò il lancio di una rivoluzione nel Peloponneso, nei principati danubiani e a Costantinopoli. La prima di queste rivolte cominciò il 6 marzo 1821 nei principati danubiani sotto la guida di Alessandro Ypsilanti, ma fu presto repressa dagli ottomani. Gli avvenimenti nel nord spronarono all'azione i greci del Peloponneso, e il 17 marzo 1821 i manioti dichiararono guerra agli ottomani.
Entro la fine del mese, l'intero Peloponneso era in aperta rivolta contro gli ottomani, e nell'ottobre dello stesso anno i greci guidati da Theodoros Kolokotronis catturavano Tripoli. La rivolta del Peloponneso fu rapidamente seguita da rivolte a Creta, in Macedonia e nella Grecia Centrale, che sarebbero state tuttavia represse. Nel frattempo, l'improvvisata flotta greca stava ottenendo successi contro la flotta ottomana nel Mar Egeo, e impedì l'arrivo di rinforzi ottomani dal mare. Nel 1822 e nel 1824 i turchi e gli egiziani devastarono le isole, incluse Chio e Psara, massacrandone le popolazioni. Questo ebbe l'effetto di galvanizzare l'opinione pubblica nell'Europa occidentale a favore dei ribelli greci.
Nel frattempo, il sultano ottomano negoziava con Mehmet Ali d'Egitto, il quale acconsentì a mandare suo figlio Ibrahim Pascià in Grecia con un esercito per sopprimere la rivolta, in cambio di guadagni territoriali. Ibrahim sbarcò nel Peloponneso nel febbraio 1825 ed ebbe un successo immediato: entro la fine dell'anno, la maggior parte del Peloponneso era sotto il controllo egiziano, e la città di Missolungi -assediata dai turchi dall'aprile del 1825- cadde nell'aprile del 1826. Nonostante la sconfitta subita da Ibrahim nel Mani, egli ebbe successo nella repressione della maggior parte delle rivolte del Peloponneso, e Atene fu riconquistata.
Dopo anni di negoziazioni, tre grandi potenze: Russia, Regno Unito e Francia, decisero di intervenire nel conflitto e ogni nazione inviò una flotta in Grecia. A seguito della notizia che le flotte combinate ottomana ed egiziana si dirigevano all'attacco dell'isola greca di Idra, le flotte alleate le intercettarono a Navarino. Dopo uno stallo di una settimana cominciò la battaglia, che vide la distruzione della flotta ottomano-egiziana. Una spedizione militare francese supervisionò l'evacuazione dell'armata egiziana dal Peloponneso, mentre i greci procedevano alla cattura di parte della Grecia centrale nel 1828. Dopo lunghe negoziazioni, lo Stato greco nascente fu finalmente riconosciuto dal Protocollo di Londra del 1830.
Nel 1827 Giovanni Capodistria, un nobile greco proveniente da Corfù, fu scelto come primo governatore della nuova Repubblica. Tuttavia fu assassinato nel 1831, e le Grandi Potenze Europee instaurarono un governo monarchico, con il bavarese Ottone di Wittelsbach come primo monarca Greco. Nel 1843 una rivolta forzò il Re a concedere una Costituzione e un'assemblea rappresentativa.
Tuttavia a causa del suo atteggiamento autoritario egli fu detronizzato nel 1862, e un anno dopo fu rimpiazzato dal Principe Vilhelm di Danimarca, che prese il nome di Giorgio I di Grecia. Questi aggiunse allo Stato Ellenico le Isole Ionie, un regalo d'incoronazione da parte dell'Impero britannico. Nel 1877 Charilaos Trikoupis, liberale, una figura dominante nel mondo politico Greco al quale è attribuito un importante ruolo nel miglioramento delle infrastrutture del Paese, restrinse il potere del Re di interferire nell'assemblea qualora quest'ultima avesse voluto approvare una mozione di sfiducia nei confronti del primo ministro. Egli si alternò al potere nei vent'anni seguenti con Theodoros Dilighiannis, di orientamento conservatore. Nel 1896 la Grecia organizzò i Primi Giochi Olimpici moderni ad Atene.
La corruzione e gli aumenti nella spesa pubblica voluti da Trikoupis per creare importanti infrastrutture come il canale di Corinto oberarono la debole economia greca, fino a portarla all'insolvenza nel 1893 e alla conseguente accettazione dell'instaurazione di un'autorità finanziaria internazionale di controllo che aveva lo scopo di ripagare i debiti del Paese. Un'altra questione politica del XIX secolo fu quella della lingua ufficiale. I greci all'epoca parlavano una forma di greco detta demotico, ma molti nell'élite istruita vedevano questo come un dialetto contadino ed erano determinati a ripristinare il glorioso greco antico.
I documenti pubblici e i giornali furono quindi pubblicati nella variante di greco Katharevousa, una forma che pochi erano in grado di leggere. I liberali erano favorevoli al riconoscimento del demotico come lingua ufficiale, ma i conservatori e la Chiesa ortodossa ponevano resistenza, al punto che, quando il Nuovo Testamento fu tradotto in demotico nel 1901 scoppiarono delle rivolte ad Atene e cadde il governo. Tale questione avrebbe continuato a tormentare i politici greci fino agli anni Settanta.
Ciò che tuttavia univa i greci era la determinazione a liberare le province dell'Impero Ottomano di lingua greca. A Creta in particolare, una prolungata rivolta durata dal 1866 al 1869 aveva risollevato il fervore nazionalista. Quando scoppiò la guerra tra la Russia e gli ottomani nel 1877, il sentimento popolare greco si affiancò alla Russia, ma la Grecia era troppo povera e troppo preoccupata dalla possibilità di un intervento britannico per entrare ufficialmente in guerra. Ciò nonostante, nel 1881 la Tessaglia, Volos e una piccola parte dell'Epiro furono cedute alla Grecia senza alcun combattimento, come stabilito dal trattato di Berlino. Rimase frustrata ogni speranza greca di ricevere Creta.
I greci a Creta continuarono regolarmente a insorgere, e nel 1897 il governo greco di Theodoros Deligiannis, cedendo alle pressioni popolari, dichiarò guerra agli ottomani. Nella guerra greco-turca del 1897 le armate male addestrate ed equipaggiate della Grecia furono sconfitte da quelle ottomane. Grazie all'intervento delle Grandi Potenze, comunque, la Grecia perse solo un piccolo territorio ai confini con la Turchia, mentre Creta ottenne l'indipendenza come Stato autonomo sotto Giorgio di Grecia.
Come risultato della Lotta Macedone e delle Guerre balcaniche, negli anni 1912-1913 il territorio Greco si ampliò notevolmente, incorporando Creta, parte della Macedonia e dell'Epiro e diverse isole Egee. Durante la prima guerra mondiale il forte disaccordo fra il Re Costantino I e il carismatico primo ministro Eleutherios Venizelos portò alla divisione del paese ("Scisma nazionale"). Si ebbe un periodo in cui la Grecia aveva due governi: uno filo-tedesco guidato dal re e avente sede ad Atene e l'altro filo-britannico guidato da Venizelos avente sede a Salonicco. Lo scisma si risolse solo nel 1917 con l'esilio del Re, a cui successe il figlio Alessandro, l'unione dei governi e l'entrata in guerra della Grecia a fianco della triplice intesa.
In seguito alla vittoria al fianco dell'Intesa, col trattato di Sèvres la Grecia ottenne la Tracia orientale e Smirne col suo entroterra, regioni che all'epoca erano parzialmente popolate da greci. Quest'ultima venne occupata dall'esercito greco nel 1919 in seguito all'occupazione italiana di Antalya. L'intenzione del governo greco era infatti quella di puntare a recuperare alcuni degli ex territori dell'Impero bizantino: Asia Minore e liberare Costantinopoli, che sarebbe ritornata capitale al posto di Atene. Questo ambizioso progetto è noto come Megali Idea. Dopo il rifiuto dei nazionalisti turchi di accettare il trattato di Sèvres, l'esercito greco attaccò la Turchia nazionalista di Mustafa Kemal Atatürk puntando su Ankara. La morte di Re Alessandro, l'inattesa sconfitta elettorale di Venizelos e il ritorno di re Costantino non cambiarono la politica greca in Asia Minore. La Guerra greco-turca finì in maniera catastrofica per la Grecia, la quale dovette abbandonare Smirne e la Tracia Orientale. Il Trattato di Losanna, ratificato nel 1923, chiuse le ostilità fra i due Paesi, i quali accettarono di effettuare un importante scambio di popolazioni secondo il criterio dell'appartenenza religiosa (1.100.000 Greco Ortodossi contro 380.000 Musulmani). Seguì un periodo di instabilità, caratterizzato dal difficile compito di incorporare nella società un milione e mezzo di profughi greci dalla Turchia. La popolazione greca di Istanbul, esentata dallo scambio di popolazione insieme a quella delle due isole turche di Imbro e Tenedo, crollò progreesivamente da 300.000 abitanti all'inizio del secolo agli attuali 3.000.
Secondo svariate fonti, tra cui documenti depositati alle Nazioni Unite e di vari storici, centinaia di migliaia di Greci del Ponto morirono in quello che è spesso chiamato il genocidio dei Greci del Ponto, una regione dell'Asia minore che si affaccia sul Mar Nero. Le vittime del massacro perpetrato dalle autorità turche sono stimate a 360.000 secondo le fonti delle Nazioni Unite, ma alcune fonti parlano addirittura di 1 milione di morti. Il genocidio della popolazione greca dell'Asia Minore è stato ufficialmente riconosciuto, oltre che dalla Grecia e da Cipro, da vari Stati americani come il New Jersey, il Massachusetts e l'Illinois.
Gli anni venti e trenta videro nel paese l'abolizione della monarchia a seguito di un referendum del 1924 e la dichiarazione della Seconda Repubblica ellenica, quindi una serie di governi inefficaci guidati dai militari, una grave crisi economica dovuta al crollo del 1929, il ritorno al potere di Venizelos sino al suo esilio definitivo nel 1935, il ristabilimento della monarchia con Re Giorgio II, sino a che il 4 agosto 1936 il generale Ioannis Metaxas instaurò con un colpo di Stato una dittatura di tipo fascista.
Seconda guerra mondiale, occupazione, liberazione
Nonostante la dittatura, la Grecia rimase in buoni rapporti con la Gran Bretagna e allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale non si alleò con l'Asse. Il 28 ottobre 1940 l'Italia chiese alla Grecia la resa con un ultimatum, ma Metaxas si rifiutò di accettare l'ordine impostogli da Mussolini ("Giornata del NO"). Ne seguì la guerra fra Italia e Grecia, in cui le forze armate italiane furono respinte all'interno dell'Albania, rischiando anche di perdere Valona. La Grecia fece così registrare alle forze Alleate la prima vittoria nella Seconda guerra mondiale contro l'Asse. Dopo la morte di Metaxas nel gennaio 1941, l'intervento della Germania (con l'operazione Marita - 6 aprile 1941), che si voleva assicurare il fianco sud-orientale nell'imminenza dell'attacco all'URSS, fece capitolare in breve tempo le forze elleniche, ma l'occupazione nazi-fascista in Grecia non ebbe facile vita per via della resistenza. Più di 100.000 civili greci morirono di fame durante l'inverno del 1941-42. Nel 1943 quasi l'intera comunità ebraica greca fu deportata in campi di sterminio nazisti. La Grecia soggiacque a un governo militare collaborazionista fino all'autunno del 1944, quando le forze tedesche, che dopo l'8 settembre 1943 avevano soppiantato ovunque le truppe di occupazione italiane, iniziarono a ritirarsi verso nord, per non restare tagliate fuori dalla penetrazione dell'Armata Rossa nei Balcani.
Dopo la liberazione, la Grecia fu teatro di una guerra civile, durata più di tre anni, fra la destra e la sinistra comunista, la prima sostenuta dal Regno Unito e dagli Stati Uniti, la seconda dall'URSS. La guerra civile portò a rilevanti danni economici e a tensioni fra la destra e la sinistra per i 30 anni che seguirono. I 20 anni seguenti furono caratterizzati da una marginalizzazione della sinistra nelle sfere politiche e sociali, ma anche da una significativa crescita economica sostenuta dal Piano Marshall. In particolare, la Grecia dal 1950 al 1973 ebbe uno dei tassi di crescita economica più alti del mondo, seconda soltanto al Giappone per rapidità di sviluppo.
Le relazioni fra Grecia e Turchia, normalizzatesi dopo la cosiddetta Catastrofe in Asia Minore, tornarono a deteriorarsi negli anni cinquanta in seguito al problema di Cipro. La volontà della maggioranza Greca dell'isola di unirsi allo Stato greco dopo la fine del dominio coloniale britannico (Enosis) e i tumulti susseguenti provocarono la violenta reazione del governo turco, culminata con il pogrom del settembre 1955 a Istanbul, un insieme di violenze contro persone e cose perpetrate da agenti provocatori del governo di Adnan Menderes ai danni delle minoranze greche, ebraiche e armene.
Regime dei colonnelli, democrazia parlamentare
Nel 1965 vi fu un periodo di instabilità politica a seguito della destituzione del governo centrista di Georgios Papandreou da parte del re Costantino II, che condusse al colpo di Stato del 21 aprile 1967 e alla Dittatura dei colonnelli, appoggiata dal Governo degli Stati Uniti. La politica economica dissennata della giunta e la rivolta degli studenti dell'Università Politecnica di Atene nel novembre 1973 provocarono un altro colpo di Stato militare che portò al potere il generale di brigata Dimitrios Ioannides. Nel 1974, il tentativo della nuova giunta di impadronirsi di Cipro fomentando un colpo di Stato contro l'arcivescovo Makarios III e la susseguente invasione turca provocarono la sua caduta e il ristabilimento della democrazia.
Il primo premier fu Konstantinos Karamanlis, rientrato da Parigi dove viveva in esilio volontario dal 1963. Le prime elezioni pluraliste dal 1974 si tennero nell'anniversario della rivolta studentesca del Politecnico di Atene, e l'11 giugno 1975 fu promulgata una Costituzione repubblicana a seguito di un referendum che scelse di non ripristinare la monarchia. Nel frattempo, Andreas Papandreou fondò il Partito Socialista Panellenico o PASOK, in risposta alla creazione, da parte di Konstantinos Karamanlis, del partito di centro-destra Nuova Democrazia o ND. Questi due partiti contrapposti avrebbero dominato la scena politica nel corso degli anni seguenti. Il 14 agosto 1974, le forze militari greche si ritirarono dalla struttura di comando della NATO in protesta per la noncuranza dei vertici dell'organizzazione nei confronti dell'occupazione turca di Cipro Nord.
Nel 1980 la Grecia rientrò nella struttura di comando della NATO. Negli ultimi due decenni le relazioni con la vicina Turchia sono migliorate sostanzialmente, ad esempio nell'estate 1999 un forte terremoto colpì entrambi i paesi ed essi si offrirono vicendevolmente aiuto e la Grecia tolse il veto contrario alla richiesta di accesso all'Unione Europea da parte della Turchia.
La Grecia è diventata il decimo membro dell'Unione europea il 1º gennaio 1981. Gli ultimi decenni del XX secolo hanno presentato una crescita economica elevata, un notevole sviluppo delle infrastrutture e degli investimenti, sia europei che greci, entrate cospicue dalle industrie della marina mercantile (la più grande del mondo) e dal turismo. Il Paese ha adottato l'Euro nel 2001 con gli altri Paesi europei e ha organizzato con successo i Giochi Olimpici del 2004 ad Atene.
A partire dall'inizio degli anni dieci del XXI secolo la Grecia si è trovata ad affrontare la durissima crisi del debito sovrano: a partire dal 2009 un calo di fiducia degli investitori e una serie di downgrading da parte delle maggiori agenzie di rating hanno fatto salire vertiginosamente gli interessi sul debito pubblico, mentre i tagli operati dai governi hanno di fatto contratto la domanda interna. A maggio 2012 la disoccupazione si attestava intorno al 20%.