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Storia

Il nome del Portogallo, terra dei lusitani, deriva da Portus Cale, nome dell'antico insediamento situato alle foci del fiume Douro. Attorno al 200 a.C. i romani cominciarono a conquistare il Portogallo. Il paese fu in seguito invaso da Visigoti e Suebi, e poi dagli arabi; raggiunse una prima unità nazionale nel XII secolo, con il suo primo re, Alfonso Henriques. L'unità nazionale, come per tanti altri paesi europei non fu un cammino facile, anzi vi furono tanti e importanti avvenimenti storici.

Il Portogallo nell'era delle grandi scoperte

L'epoca delle scoperte e delle conquiste dei navigatori portoghesi avviene nel XV e XVI secolo. Fra le maggiori si può annoverare l'apertura della rotta per l'India fatta da Vasco da Gama (a cui sono dedicate una torre e un ponte nella zona orientale di Lisbona) attraverso il superamento del Capo di Buona Speranza. La colonizzazione delle coste dell'Africa consentì ai portoghesi di creare dei porti nei quali le navi potevano fare scalo nel corso dei lunghi viaggi verso l'estremo oriente. Questo consentì l'avvio di un commercio di spezie con l'India e le nazioni più importanti affacciate sull'Oceano indiano.

Le ragioni delle esplorazioni

Come popolo più occidentale d'Europa, i portoghesi furono i principali esploratori durante il Medioevo. Il grande sviluppo delle nazioni che si affacciavano sull'Oceano Atlantico, ricche di porti ed empori commerciali, diede al Portogallo l'occasione di sviluppare una grande marineria, con la quale i lusitani potevano aggirare le difficoltà che derivavano agli scambi via terra dall'interposizione dei regni di Castiglia e Aragona, spesso ostili.

Il Portogallo commerciò così con il Regno Unito, le Fiandre e le città della Lega Anseatica. L'intera storia del popolo lusitano trasse ispirazione dal desiderio di nuove conquiste da parte dei suoi regnanti, che ebbero buon gioco a espandere il proprio potere in una quantità di possedimenti d'oltremare mentre difendevano l'indipendenza della patria con le armi: le lunghe lotte per cacciare i Mori con l'ausilio dei crociati stranieri e dei Cavalieri Templari conferirono, peraltro, un sapore di proselitismo religioso al desiderio di conquista. Per lunghi secoli, dunque, il Portogallo si fece promotore di una serie di conflitti contro le nazioni islamiche.

Ciononostante, l'economia portoghese beneficiò del commercio con alcuni stati islamici confinanti. Il fatto di essere pagati in valuta sia nelle città sia nelle campagne creò un certo livello di benessere, aiutato anche dalla diversificazione dell'agricoltura (in particolare l'importazione di grano dal Marocco) e trasformando le vecchie colture di frumento in più remunerativi vigneti, oliveti e coltivazioni di canna da zucchero (note quelle nell'Algarve).

Il primo impulso alle conquiste venne dalla dinastia di Aviz che andò al potere nel 1385 approfittando della decadenza della casa di Borgogna. Inoltre, i buoni rapporti con alcuni regni islamici diedero adito al trasferimento di molti matematici e scienziati arabi in Portogallo, venendo così a creare dei centri scientifici di grande importanza. Il governo portoghese sfruttò questa situazione per creare dei centri di ricerca che divennero una fucina di sviluppo delle tecnologie navali.

Enrico il Navigatore

Fu il genio del principe Enrico il Navigatore, che coordinò e utilizzò tutte queste risorse verso l'espansione. Egli pose a disposizione dei suoi capitani le grandi risorse finanziarie dei Cavalieri Templari, di cui era il capo, e le più precise informazioni e carte nautiche di cui poté venire in possesso.

La concezione di una rotta oceanica verso l'India sembra sia emersa dopo la sua morte. Sulla terraferma egli sconfisse nuovamente i mori che tentavano di riconquistare Ceuta nel 1418, ma in una spedizione contro Tangeri, intrapresa da Edoardo del Portogallo nel 1436, i portoghesi vennero sconfitti e poterono scampare alla distruzione concedendo in ostaggio Ferdinando d'Aviz (1402–1443), giovane fratello del Re. Ferdinando, detto anche il Costante per la forza dimostrata nella sua prigionia, morì nel 1443 a Fes in Marocco rifiutando che si pagasse un riscatto per la sua liberazione.

Per mare, il principe Enrico continuò le sue esplorazioni dell'Africa e dell'Oceano Atlantico. Nel 1433 doppiò capo Bojador e nel 1434 il primo gruppo di schiavi venne portato a Lisbona e il commercio degli schiavi divenne presto l'affare più importante del Portogallo. Il Senegal venne raggiunto nel 1445 assieme a Capo Verde mentre nel 1446, Álvaro Fernandes si spinse fino alla Sierra Leone. Questo fu probabilmente il punto più lontano raggiunto prima della morte di Enrico avvenuta nel 1460. Un altro vettore di scoperte fu la rotta verso ovest lungo la quale scoprirono il Mar dei Sargassi e probabilmente raggiunsero la Nuova Scozia prima del 1492.

Il trattato di Tordesillas

Nel frattempo la colonizzazione progrediva nelle Azzorre e a Madera, dove veniva prodotto zucchero e vino; ma soprattutto l'oro proveniente dalla Guinea stimolava l'energia commerciale dei portoghesi. Diventa subito chiaro che, a parte gli aspetti religiosi e scientifici, questi viaggi di scoperta erano molto vantaggiosi. Sotto il regno di Alfonso V, soprannominato l'africano, venne esplorato il golfo di Guinea e tre spedizioni (1458, 1461, 1471) vennero inviate in Marocco; nel 1471 Arzila e Tangeri vennero conquistate dai mori. Sotto il regno di Giovanni II fu costruita la fortezza di Elmina per la protezione dei commerci con la Guinea. Diogo Cão, o Can, scoprì il Congo nel 1482 e raggiunse Capo Croce nel 1486; Bartolomeo Diaz doppiò il Capo di Buona Speranza nel 1488, dando così prova che l'Oceano Indiano era raggiungibile via mare.

Dopo il 1492 la scoperta delle Indie Occidentali da parte di Cristoforo Colombo rese necessaria una suddivisione delle sfere di influenza di Spagna e Portogallo. Questa si raggiunse attraverso il Trattato di Tordesillas, firmato il 7 giugno 1494, che modificava le delimitazioni autorizzate da Papa Alessandro VI con due bolle papali del 4 maggio 1493. Il trattato dava al Portogallo tutte le terre che potevano essere scoperte a est di una linea retta che collegava il Polo artico al Polo antartico a una distanza di 370 leghe a ovest di Capo Verde. La Spagna riceveva le terre scoperte a ovest di questa linea: In ogni caso le difficoltà di misurazione erano notevoli e la linea di demarcazione non poté essere determinata e il trattato fu soggetto a diverse interpretazioni. Su questo si basarono le rivendicazioni portoghesi sul Brasile e quelle spagnole sulle Molucche. Il trattato fu molto importante per i portoghesi come riconoscimento del prestigio da loro acquisito. Questo prestigio venne ingigantito quando fra il 1497 e il 1499 Vasco da Gama completò il viaggio in India.

La competitività fra i due regni era molto accesa ed entrambi avevano i loro servizi segreti che erano in costante conflitto fra di loro per far passare delle informazioni fuorvianti e nascondere le rotte commerciali e di scoperta che interessavano ognuno dei due stati. Tutti questi sforzi di segretezza portarono alla proliferazione di documenti falsi e pertanto la documentazione di quel tempo rischia di essere fuorviante. In conseguenza di ciò alcuni storici credono che territori come il Brasile, alcuni stati africani e il nord America possano in realtà essere stati scoperti prima delle date a noi note.

Esplorazioni dell'Asia

Possedendo una popolazione di soli due milioni di abitanti, gli sforzi di colonizzazione di diversi paesi sparsi per tutto il mondo allora conosciuto, Africa, Brasile, India, Malesia, Giappone, Cina, Indonesia, Sri Lanka e anche Timor, costituì un notevole impegno per il mantenimento di guarnigioni a tutela dei traffici commerciali nonché della compattezza dell'impero coloniale. A causa della segretezza mantenuta durante questo periodo per nascondere la realtà delle cose, molti documenti portoghesi dell'epoca sono chiaramente falsi. In quest'ottica, la conquista del Brasile potrebbe essere avvenuta prima del 1500.

Difatti molti storici sospettano che già al tempo del Trattato di Tordesillas, Giovanni II potesse già conoscere l'esistenza del Brasile e del nord America tanto da richiedere che gli venissero assegnati i territori a ovest della linea di demarcazione prevista dal trattato. Molti storici ritengono che la documentazione vera potesse essere contenuta negli archivi di Lisbona e sia andata persa fra le rovine e il successivo incendio dovuto al terremoto del 1755. Portoghese fu uno dei primi europei a mettere piede sul suolo del Giappone nel 1543: Fernão Mendes Pinto vi giunse per caso a bordo di una giunca pirata cinese assieme a dei compagni, arenandosi a Tanegashima.

Il '700

Nonostante l'inesorabile decadenza delle sue posizioni internazionali ed interne, il regno portoghese era riuscito a mantenere molte delle colonie in Africa, Asia ed America meridionale, Con il trattato di Methuen del 1703, il Portogallo veniva economicamente e politicamente sottoposto all'influenza britannica che mirava ad avere un proprio caposaldo nella penisola iberica, giocando bene sul governo lusitano di Pietro II di Braganza, caratterizzato da una corte vana, superficiale e ricca di intrighi e corruzione. In tal modo lo stato acquista ormai un ruolo internazionale di secondo piano. Con il successore Giovanni V, vanitoso e dissipatore che, con la costruzione di dispendiosi palazzi cercò di dare lustro e potenza alla dinastia, veniva attuata una politica assolutistica che portò a negare la tradizionale convocazione delle "Cortes". Nel 1741 a prezzo di un notevole impegno economico e diplomatico Giovanni acquistò per Lisbona la dignità ecclesiastica di "Patriarcato delle Indie" ed il titolo di "Re Fedelissimo" presso la Santa Sede. Nel 1744, rimasto paralizzato, lasciò le redini del governo alla reggenza del francescano Padre Gaspare de Incarnação.

Il figlio Giuseppe I successe nel luglio 1750 affidandosi completamente al governo del marchese de Pombal, uomo politico che caratterizzò la modernizzazione del regno nella seconda metà del secolo. Egli avviò una serie di riforme pubbliche di ispirazione illuministica, limitò l'azione della Santa Inquisizione e assecondò le richieste dei grandi proprietari fondiari del Brasile per espellere i Gesuiti che contrastavano l'occupazione europea delle terre degli Indios. L'azione di espulsione della Compagnia di Gesù da tutti i possedimenti portoghesi (1759) ebbe origine da un presunto attentato al re, di cui si disse erano coinvolti congiurati gesuiti. A causa di una grave malattia del re (1774) il Pombal assunse la reggenza del regno in nome della futura regina Maria I e dello sposo, lo zio Pietro III, esiliato dal re a Queluz, che prenderanno le redini politiche nel 1777. L'azione pesante che il Pombal pretendeva di esercitare ancora sulla coppia reale, lo portò al suo allontanamento dalla corte e dalla vita politica l'anno successivo.

L'età napoleonica

Giovanni VI assunse la reggenza del regno per la pazzia della madre. Tuttavia il piccolo regno portoghese si riscattò in questi anni, riuscendo sempre a mantenere la piena sovranità contro i tentativi di soggiogazione spagnoli (1801) e francesi (1807). Disobbedì al blocco commerciale ordinato da Napoleone, rinsaldando la secolare alleanza con il Regno Unito.