Turismo / Trasporti
Economia
A partire dal 1868 iniziò la prima espansione economica del Giappone, grazie all'Imperatore Mutsuhito. Il Paese adottò le idee anglosassoni del libero mercato e molti giapponesi iniziarono a studiare all'estero e viceversa. In quel periodo sorsero alcune delle maggiori aziende del Paese, che così già all'inizio del Novecento divenne il più sviluppato dell'Asia.
Dopo la seconda guerra mondiale il Giappone fu protagonista di un "miracolo economico": il suo prodotto interno lordo crebbe in media del 10% negli anni sessanta, del 5% nei settanta e del 4% negli ottanta. La crescita rallentò fortemente negli anni novanta, con lo scoppio della bolla speculativa e l'emersione di alcune debolezze locali sul mercato interno, in politica, nel settore bancario e in quello finanziario e nei conti pubblici (il debito pubblico giapponese ammonta a ben oltre il 200% del PIL). Il Paese tentò anche di riprendersi leggermente, almeno fino al collasso delle dot com nel 2000. Dopo il 2005 l'economia ha ricominciato a crescere del 2,8%, fino a punte del 5,5 negli anni immediatamente successivi, più degli Stati Uniti e dell'Unione europea.
Il Giappone è la seconda potenza economica dell'Asia e la terza al mondo per PIL nominale dopo Cina e Stati Uniti; e quarta per PIL a parità di potere d'acquisto, sorpassata nel 2012 dall'India. L'industria è tra le più imponenti e avanzate al mondo: è dominata da due settori chiave, la produzione di automobili e l'elettronica di consumo, seguite dai settori siderurgico, chimico, farmaceutico, della gomma, petrolchimico, cantieristico, motociclistico, aerospaziale, microelettronico, videoludico, tessile, alimentare, del legno, dei laterizi, del tabacco e degli strumenti musicali. Nel Paese si trovano sia grandi multinazionali (Toyota, Honda, Sony, Panasonic, Yamaha, Toshiba, Sharp, Canon, Nikon, Nintendo, SEGA, Bridgestone, Japan Tobacco, NTT, Nippon Steel, Nippon Oil), sia piccole e medie aziende. Inoltre hanno sede alcune delle maggiori banche mondiali, e la Borsa di Tokyo, seconda al mondo per capitalizzazione. Più limitato è il ruolo dell'agricoltura (riso, tè, patate, ortaggi) e dell'allevamento, mentre la pesca locale è seconda al mondo dopo quella della Cina.
Nel 2001 il Giappone contava su una popolazione attiva di 67 milioni di persone, e solo il 4% degli adulti era disoccupato. Nonostante il reddito pro capite dei giapponesi sia ancora 19º al mondo e il salario orario sia il più alto in assoluto, il Paese deve fare i conti con l'aumento della povertà (venti milioni di persone).
Le esportazioni del Giappone ammontavano a 4 210 dollari pro capite nel 2005 e sono rappresentate in primo luogo da automobili e prodotti elettronici. I suoi principali clienti sono Stati Uniti 22,8%, Unione europea 14,5%, Cina 14,3%, Corea del Sud 7,8%, Taiwan 6,8% e Hong Kong 5,6%. Il Paese importa soprattutto materie prime agricole e minerarie, da Cina 20,5%, Stati Uniti 12,0%, Unione europea 10,3%, Arabia Saudita 6,4%, Emirati Arabi Uniti 5,5%, Australia 4,8%, Corea del Sud 4,7% e Indonesia 4,2%. Il 4.7% dell'economia appartiene al settore primario, il secondario per il 29.7% e il terziario occupa il 65.6%
Agricoltura e pesca
Come in passato, la coltura principale giapponese è tuttora il riso; durante il periodo Edo il valore di un feudo era misurato in koku, un'unità di misura che indicava quanto riso era in grado di produrre tale feudo, corrispondente alla quantità di riso necessaria a sfamare una persona per un anno. Il riso ha sempre rivestito un ruolo chiave nell'alimentazione giapponese, come dimostrato dal fatto che le coltivazioni fossero considerate obiettivi principali degli alleati durante la seconda guerra mondiale; ciò portò a diverse carestie che vennero superate solo tramite delle speciali riforme agrarie mirate. Nel luglio 1999 fu approvata una nuova legge che indirizzava l'agricoltura giapponese al mercato internazionale. In Giappone l'agricoltura ha pochi addetti, poiché la maggioranza della forza lavoro è impiegata nel settore dell'industria e dei servizi. Si pratica inoltre un'agricoltura di tipo intensivo, con lo scopo di sfruttare al massimo il poco terreno pianeggiante disponibile, corrispondente al circa 15% del suolo giapponese. La grande estensione latitudinale del Giappone consente la coltivazione di molti prodotti differenti: oltre al riso si coltivano anche ortaggi, cereali e legumi tipici delle zone a clima temperato e prodotti tipici dei climi subtropicali come la canna da zucchero, il tè, tabacco e alberi da frutto (soprattutto ciliegi).
Fin dall'antichità anche la pesca ha avuto un ruolo importante nell'alimentazione dei giapponesi, che a differenza degli europei hanno una cucina basata sull'utilizzo del pesce più che della carne. I prodotti ittici sono infatti la maggiore fonte di proteine per la popolazione giapponese. La conformazione territoriale del Giappone è particolarmente adatta alla pratica della pesca: il mare che bagna le zone costiere e le numerose baie è molto pescoso grazie all'azione benefica della corrente calda Kuroshio a sud e di quella fredda Oyashio a nord, creando una situazione particolarmente favorevole, che ha portato il Giappone ad affermarsi al secondo posto nell'industria della pesca mondiale dopo la Cina.
Dal periodo Edo al 1972 si passò da una raccolta di pesce di circa 4 milioni di tonnellate a circa 10 milioni, soprattutto grazie ai provvedimenti che lo Stato implementò dopo la guerra. Oltre alla pesca di merluzzi, tonni, sardine, aringhe, salmoni, crostacei, molluschi e altri pesci per il fabbisogno alimentare, in Giappone vengono pescate anche le ostriche perlifiche, utilizzate per la raccolta di perle.
Scienza e tecnologia
Il Giappone è ai primi posti nel campo della ricerca scientifica, in particolare nella tecnologia, nella produzione di macchinari e nella ricerca biomedica. Nella ricerca e sviluppo vengono impiegati circa 700 000 ricercatori con un fondo destinato di 130 miliardi di dollari, il terzo al mondo dopo Stati Uniti e Cina. Il Giappone è ai primi posti anche nella ricerca scientifica fondamentale, avendo prodotto sedici premi Nobel per la chimica, la fisica e la medicina, tre medaglie Fields, e un Gauss Prize.
I contributi più importanti del Giappone nel progresso tecnologico sono nei campi dell'elettronica, automobili, macchinari, ingegneria sismica, robotica industriale, ottica, chimica, semiconduttori e metalli. Il Giappone inoltre è leader mondiale nella produzione e nell'uso della robotica, possedendo più della metà (402 200 su 742 500) dei robot industriali del mondo.
Tecnologia aereospaziale
L'Agenzia Spaziale Giapponese (JAXA) è attiva nella ricerca aerospaziale occupandosi dello sviluppo di razzi e satelliti e partecipando alle missioni della Stazione Spaziale Internazionale: il Japanese Experiment Module (Kibo) ha partecipato alle missioni di assemblaggio dello Space Shuttle nel 2008.
Il 14 settembre 2007 fu lanciata dal Tanegashima Space Center la sonda lunare SELENE (Selenological and Engineering Explore) su un razzo vettore H-IIA (modello H2A2022). SELENE è anche conosciuta con il nome di Kaguya, ispirandosi al racconto della “principessa lunare” in Taketori monogatari. Lo scopo della sonda era quello di raccogliere dati sull'origine della Luna e sulla sua evoluzione. Entrò nell'orbita lunare il 4 ottobre 2007, volando a un'altitudine di circa 100 km. Una volta terminata la missione fu fatta deliberatamente schiantare dalla JAXA sulla Luna l'11 giugno 2009.
Le missioni previste dalla JAXA nel campo dell'esplorazione spaziale sono il lancio della sonda spaziale Akatsuki su Venere, lo sviluppo della missione BepiColombo (inizialmente prevista nel 2013, il lancio della missione ha subito vari spostamenti ed è stata rimandata di diversi anni; fino all'aprile 2018) e la costruzione di una base lunare entro il 2030.
Energia e trasporti
Nel 2008, il 46,4% dell'energia del Giappone veniva prodotta dal petrolio, il 21,4% dal carbone, il 16,7% dal gas naturale, il 9,7% dal nucleare il 2,9% dall'energia idroelettrica. Nel 2009 l'energia nucleare prodotta rappresentava il 25,1% di tutta l'energia elettrica del Giappone. Tuttavia, a partire dal 5 maggio 2012, tutte le centrali nucleari del Paese sono state dismesse a causa della continua opposizione dell'opinione pubblica a seguito del disastro nucleare di Fukushima Dai-ichi, anche se da settembre 2012 sono stati riattivati i reattori considerati sicuri per far fronte al fabbisogno delle aziende, con il programma di chiuderli definitivamente entro il 2030. Data la sua forte dipendenza dalle importazioni di energia, il Giappone ha l'obiettivo primario di diversificare le fonti e mantenere elevati i livelli di efficienza energetica.
La rete dei trasporti giapponese dispone di 1,2 milioni di chilometri di strade asfaltate, tutte le autostrade sono a pagamento e sono disponibili aree adibite al noleggio auto nella maggior parte delle città di medie e grandi dimensioni, così come negli aeroporti e nelle principali stazioni ferroviarie del Paese. È diffuso anche l'utilizzo di autobus, taxi e delle cosiddette step-thru, motociclette con 50 cm³ di cilindrata che possono essere guidate senza patente.
Il mezzo di trasporto più utilizzato in Giappone rimane comunque il treno, con decine di imprese ferroviarie che competono nel mercato regionale e locale dei trasporti per passeggeri; tra le maggiori aziende del settore vi sono la Japan Railways Group, le ferrovie Kintetsu, le ferrovie Seibu e la Keiō Corporation. I treni ad alta velocità Shinkansen collegano le principali città e sono sinonimo di sicurezza e puntualità. Inoltre è in progetto il prototipo di una nuova generazione di treni ad alta velocità a levitazione magnetica chiamati Maglev, progettati per operare a una velocità di crociera di oltre 480 chilometri orari.
Tra i novantanove aeroporti del Giappone il più grande è l'aeroporto di Tokyo-Haneda, nonché l'aeroporto più trafficato in Asia. I principali aeroporti internazionali in Giappone sono l'aeroporto internazionale di Narita, a Tokyo, e l'aeroporto internazionale del Kansai, situato nei pressi di Osaka.
Turismo
Il turismo in Giappone ha attirato 8 611 175 visitatori stranieri nel 2010, dei quali il 27% erano sudcoreani. Tuttavia il turismo interno rimane una parte vitale dell'economia giapponese e della cultura giapponese; difatti il Giappone è solo al 25º posto nella classifica delle più importanti destinazioni in termini di spesa dei visitatori stranieri. Nel 2011, prima del terremoto dell'11 marzo, l'apporto del settore turistico in Giappone era di circa 10,5 trilioni di yen (equivalenti a circa 120 miliardi di dollari), ovvero un contributo diretto del 2.2% al PIL Giapponese, contribuendo alla creazione di quasi 1,5 milioni di posti di lavoro.
Dopo l'11 marzo gli arrivi turistici internazionali nel mese di marzo sono diminuiti del 50,3%, con una diminuzione che va tra il -35% e il -65% considerando gli arrivi dai singoli Paesi, mentre i viaggi di piacere in entrata nel periodo marzo-aprile sono calati di circa il 90% sia in marzo sia in aprile. Le zone che più hanno risentito dalla catastrofe sono la zona di Sendai, colpita dallo tsunami, e Tokyo, che pur non essendo stata toccata direttamente ha registrato un calo nella domanda di prenotazioni nel mese di marzo con una diminuzione del 34% rispetto all'anno precedente. Per contrastare questo andamento negativo il governo del Giappone ha deciso di regalare 10 000 biglietti aerei ai turisti stranieri nel tentativo di risollevare il turismo della nazione. Nonostante ciò, il Giappone è risultato la terza meta turistica per quanto concerne le destinazioni più popolari secondo un sondaggio del 2011, dopo Stati Uniti e Gran Bretagna.
Ambiente
La politica di preservazione ambientale del Giappone risale all'era Tokugawa (circa 1603-1867) e seguì una strategia top-down (letteralmente "dall'alto verso il basso") di cui si fece promotore lo shogun stesso. All'epoca il Giappone viveva infatti un periodo di pace e prosperità che aveva ben presto portato a un eccessivo sfruttamento delle risorse forestali del Paese, a causa dell'eccessivo uso del legname per costruzioni, concime e combustibile sommato ai frequenti incendi e all'isolamento vissuto in quel momento dal Paese, che lo costringeva all'autosufficienza anche per il legname.
Il disboscamento ebbe la sua acme, assieme al boom edilizio, nel periodo 1570-1650. La gravità della situazione venne messa a nudo dal grande incendio del 1657 e gli shogun dell'epoca reagirono esortando alla parsimonia nello stile di vita (limitazioni nel fasto delle case) e imponendo delle rigide regole allo sfruttamento delle foreste. Già nel 1666 venne vietato il taglio degli alberi, incentivato il rimboschimento e un editto dello shogun metteva in guardia contro l'erosione, la deforestazione e l'impoverimento dei suoli. Dal 1700 fu attivo un articolato corpo di leggi per la gestione forestale (demandata al Ministero delle Finanze), che prevedeva anche una capillare rete di gestione sul territorio con diversi ambiti e gradi di responsabilità (chi poteva rilasciare il permesso di taglio, quanto tagliare, chi era demandato al controllo). Inoltre, lungo le strade principali e i fiumi, vennero istituiti dei posti di guardia per assicurarsi che tutto il legname in transito avesse rispettato le leggi. Venne inoltre ridotto l'impiego di legname nelle costruzioni e anche per il riscaldamento delle abitazioni (sostituito dal carbone); si ridusse il rischio di incendi.
Durante il periodo di rapida crescita economica dopo la seconda guerra mondiale, le politiche ambientali vennero trascurate dalle aziende governative e industriali, di conseguenza, negli anni cinquanta e sessanta l'inquinamento ambientale subì un incremento notevole. In risposta alla crescente preoccupazione per il problema, il governo introdusse diverse leggi di protezione dell'ambiente nel 1970. La crisi petrolifera del 1973 inoltre incoraggiò l'uso di energia pulita a causa della mancanza del Giappone di risorse naturali. Gli attuali problemi in materia ambientale riguardano l'inquinamento dell'aria urbana (NOx, particolato sospeso, e sostanze tossiche), la gestione dei rifiuti, l'eutrofizzazione delle acque, il cambiamento climatico, la gestione dei prodotti chimici e la cooperazione internazionale per la conservazione.
Il Giappone è uno dei leader mondiali nello sviluppo di nuove tecnologie rispettose dell'ambiente, ed è al 20º posto al mondo secondo l'Indice di sostenibilità ambientale 2010. In quanto firmatario del Protocollo di Kyoto, il Giappone ha l'obbligo di ridurre le proprie emissioni di anidride carbonica e di adottare altre misure per contrastare il cambiamento climatico.
Aree protette
Il 66,8% del territorio del Giappone è ricoperto da foreste e le aree protette in Giappone si suddividono in parchi nazionali, controllati e gestiti dal Ministero dell'Ambiente, e parchi seminazionali, più piccoli e meno rinomati, che vengono gestiti direttamente dalle prefetture, sempre sotto la supervisione del Ministero. Al 31 marzo 2008 in Giappone si contavano 29 parchi nazionali e 56 parchi seminazionali. L'area dei primi copre 20 869 km² (il 5,5% della superficie nazionale), mentre i secondi coprono 13 614 km² (il 3,6% del totale). Inoltre i 309 parchi prefetturali si sviluppano su un'area di 19 608 km² (il 5,2% del totale).
In Giappone inoltre vi sono 21 siti riconosciuti patrimoni mondiali dall'UNESCO, tra i quali le Isole Ogasawara, la penisola di Shiretoko, Shirakami-Sanchi, e l'Isola Yakushima.
Biodiversità
Il Giappone ha nove eco-regioni forestali che riflettono il clima e la geografia delle isole. In queste regioni si possono annoverare sia le foreste umide subtropicali di latifoglie delle isole Ryūkyū e Bonin, sia le foreste temperate di latifoglie nelle regioni a clima mite delle isole principali, sia le foreste boreali di conifere delle isole del nord. Il Giappone inoltre ha oltre 90 000 specie di fauna selvatica, tra cui l'orso bruno, il macaco giapponese, il cane procione giapponese, la salamandra gigante giapponese, e varie specie autoctone tra cui diverse specie di mammiferi (ad esempio il roditore Apodemus speciosus), molte specie di uccelli e una nutrita varietà di rettili, anfibi, pesci, e insetti, come le cicale. Oltre alla grande rete di parchi nazionali sono state create 37 zone umide Ramsar.