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Politica

Il potere legislativo è esercitato dal Majelis Permusyawaratan Rakyat (MPR) o 'Assemblea Consultiva del Popolo', che consiste del Dewan Perwakilan Rakyat (DPR) o Consiglio Rappresentativo del Popolo, eletto con un mandato di 5 anni, e dal Dewan Perwakilan Daerah (DPD) o Consiglio Rappresentativo Regionale. In seguito alle elezioni del 2004, il MPR diventerà un parlamento bicamerale, con l'istituzione del DPD come seconda camera.

Il potere esecutivo è esercitato dal presidente e dai suoi consiglieri. Dal 2004 il presidente viene eletto dal popolo, il mandato dura 5 anni.

Il sistema politico è stato liberalizzato solo nel 1998. L'elezione parlamentare del 7 giugno 1999 fu la prima libera dal 1955: 48 partiti parteciparono ma solo cinque superarono la soglia del 2%:

  • Partito Democratico Indonesiano - Lotta (PDI-P) 33,76% 153 seggi
  • Partito dei Gruppi Funzionali (Gol-Kar) 22,46% 120 seggi
  • Partito del Risveglio Nazionale (PKB) 12,62% 51 seggi
  • Partito Unito per lo Sviluppo (PPP - islamista) 10,72% 58 seggi
  • Partito del Mandato Nazionale (PAN) 7,12% 34 seggi
  • altri partiti (<2% e <15 seggi) 13,32% 46 seggi

L'elezione parlamentare del 5 aprile 2004 diede i seguenti risultati:

  • Partito dei Gruppi Funzionali (Gol-Kar) 21,6% 128 seggi
  • Partito Democratico Indonesiano - Lotta (PDI-P) 18,5% 109 seggi
  • Partito del Risveglio Nazionale (PKB) 10,6% 52 seggi
  • Partito Unito per lo Sviluppo (PPP - islamista) 8,1% 58 seggi
  • Partito Democratico (PD) 7,5% 57 seggi
  • Partito della Giustizia Prospera (PKS - islamista) 7,3% 45 seggi
  • Partito del Mandato Nazionale (PAN) 6,4% 52 seggi
  • altri partiti (<3% e <15 seggi) 20,0% 49 seggi

Economia

Il prodotto interno lordo indonesiano nel 2012 è stato di 879 miliardi di dollari statunitense (1 204 miliardi di $ a parità di potere d'acquisto). Nel 2012 secondo le stime nominali il PIL pro capite è stato di 3 594 $, e il PIL pro capite a PPP è stato di 4 923 $. Il settore dei servizi garantisce la percentuale più elevata della ricchezza del paese, contribuendo al 45,3% del PIL (2005). Segue l'industria (40,7%) e l'agricoltura (14,0%). Tuttavia l'agricoltura occupa la parte preponderante della forza lavoro rispetto agli altri settori, rappresentando il 44,3% dei 95 milioni di lavoratori di cui dispone l'Indonesia. Il settore dei servizi occupa il 36,9% delle persone impiegate e l'industria il 18,8%. Le principali industrie includono quella petrolifera e del gas naturale, dei prodotti tessili, dell'abbigliamento, e il settore minerario. I principali prodotti agricoli sono olio di palma, riso, tè, caffè, spezie, e gomma, tradizionalmente trasportati lungo le vie d'acqua per mezzo di caratteristiche imbarcazioni soprannominate Klotok.

I principali mercati di sbocco delle esportazioni indonesiane (2005) sono il Giappone (22,3%), gli Stati Uniti (13,9%), la Cina (9,1%) e Singapore (8,9%). I principali paesi da cui provengono le importazioni indonesiane sono nell'ordine Giappone (18,0%), Cina (16,1%), e Singapore (12,8%). Nel 2005 l'Indonesia ha registrato un surplus commerciale (saldo tra esportazioni e importazioni) con esportazioni per 83,64 miliardi di $ e importazione per 62,02 miliardi di miliardi di $. Il paese ha grandi ricchezze naturali, che vanno dal petrolio greggio, gas naturale, stagno, rame e oro. I principali prodotti d'importazione includono macchinari e attrezzature, prodotti chimici, combustibili e prodotti alimentari.

Durante gli anni sessanta l'economia peggiorò drasticamente a causa dell'instabilità politica e di scelte che si rivelarono inadeguate, provocando grave povertà e fame. Dopo la caduta del Presidente Sukarno nella metà degli anni sessanta, le nuove amministrazioni governarono meglio la politica economica, riducendo rapidamente l'inflazione, stabilizzando la moneta, riprogrammando il debito estero, e attirando gli aiuti e gli investimenti internazionali. L'Indonesia, fino al 2009 unico membro dell'OPEC fra i paesi del Sud-Est asiatico, durante la crisi petrolifera degli anni settanta, beneficiò dell'aumento del prezzo del petrolio, i cui proventi dalle esportazioni contribuirono agli alti tassi di crescita economica. Ulteriori riforme in campo economico verso la fine degli anni ottanta, attirarono nuovi investimenti esteri, in particolare nel settore manifatturiero orientato all'esportazione. Dal 1989 al 1997 l'economia indonesiana crebbe ad un ritmo medio di oltre il 7% annuo.

L'Indonesia fu però il paese più colpito dalla crisi finanziaria asiatica del 1997-1998. Nei confronti del dollaro statunitense, la rupia indonesiana si deprezzò fortemente passando da circa 2 000 rupie per un dollaro a 18 000 Rupie per un dollaro e l'economia in recessione si ridusse del 13,7%. In seguito la rupia indonesiana si stabilizzò a circa 10 000 per dollaro e ci fu una lenta ma significativa ripresa economica. L'instabilità politica dal 1998, la lentezza delle riforme economiche e la corruzione a vari livelli, segnarono però una natura frammentaria del recupero. La crescita del PIL, tuttavia, superò il 5% sia nel 2004 che nel 2005, con ulteriori previsioni di aumento. Questo tasso di crescita non fu sufficiente a limitare significativamente il tasso di disoccupazione, e nemmeno la crescita dei salari ne trasse beneficio, bensì l'aumento del prezzo dei carburanti e dei prodotti alimentari peggiorarono i livelli di povertà.

Nel 2006 si stimava che il 17,8% della popolazione vivesse al di sotto della soglia di povertà, che il 49,0% della popolazione vivesse con meno di 2 dollari al giorno [95], e il tasso di disoccupazione fosse al 9,75%.

L'Indonesia (insieme a Malesia, Filippine, Singapore e Thailandia) è inoltre una delle cinque nazioni fondatrici dell'ASEAN, l'Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico. Fa inoltre parte dell'Associazione dei paesi produttori di caffè (APPC). A decorrere dal mese di gennaio 2009 l'Indonesia non è più membro dell'OPEC (Organization Petrolium Exporting Countries).

Ambiente

L'estensione geografica, il clima tropicale, il fatto di essere un arcipelago e la variegata orografia, fanno sì che l'Indonesia sostenga il secondo più alto livello di biodiversità del pianeta dopo il Brasile. La sua flora e la sua fauna sono una miscela di specie asiatiche e australasiatiche. Anticamente collegate al continente asiatico, le isole della Sonda (Sumatra, Giava, Borneo, e Bali) sostengono prevalentemente specie di origine asiatica. Mammiferi di grandi dimensioni, come tigre, rinoceronte, orangutan, elefante, e leopardo, una volta erano abbondanti, ma il numero è andato drasticamente diminuendo.

Le foreste coprono circa il 60% del paese. A Sumatra e Kalimantan, la flora è composta prevalentemente da specie asiatiche. Le foreste di Giava, isola più piccola, ma estremamente popolata, sono state in gran parte rimosse per lasciare spazio alle attività umane, riducendo così buona parte della flora e fauna locale. Sulawesi, Nusa Tenggara e Molucche, a lungo separate dalla massa continentale hanno sviluppato una propria unicità biologica. Papua, a lungo parte dell'Australia, mantiene ancora uno stretto legame della sua flora e fauna con questa parte del pianeta, tra cui oltre 600 specie di uccelli.

L'Indonesia è seconda solo all'Australia nel suo grado di endemismo, con il 26% delle 1 531 specie di uccelli presenti (p.e. Lichmera lombokia) e il 39% delle sue 515 specie di mammiferi. Le coste che si estendono su 80 000 km, e i mari tropicali contribuiscono ulteriormente all'alto livello della biodiversità. Gli ecosistemi sono i più diversi, e vanno dal mare, agli ecosistemi costieri, comprese le spiagge, dune di sabbia, estuari, foreste di mangrovie, barriere coralline, praterie, distese fangose costiere.

Il naturalista britannico, Alfred Russel Wallace, ha descritto una linea di demarcazione tra la distribuzione delle specie asiatiche e australiane in Indonesia. Conosciuta come la linea di Wallace, passa tra Kalimantan e Sulawesi, e al largo dello Stretto di Lombok, tra Bali e Lombok. Ad ovest della linea la flora e la fauna sono prevalentemente asiatiche; a est di Lombok, prevalentemente australiane. Nel 1869 con il libro, L'Arcipelago Malese, Wallace descrisse numerose specie uniche dell'area che ora portano il suffisso Wallacea.

La forte presenza umana e la rapida industrializzazione presentano però gravi problemi ambientali, che è spesso una priorità più bassa a causa degli elevati livelli di povertà. I problemi riguardano la deforestazione su larga scala (in gran parte illegale) e i conseguenti incendi che portano nuvole di smog oltre i confini nazionali (Malesia e Singapore); l'eccessivo sfruttamento delle risorse marine; problemi ambientali connessi con la rapida urbanizzazione e sviluppo economico, tra cui inquinamento atmosferico, congestione del traffico, la gestione dei rifiuti, l'affidabilità dei servizi idrici. La distruzione degli habitat minaccia la sopravvivenza delle popolazioni indigene e delle specie endemiche, tra cui 140 specie di mammiferi identificati dalla World Conservation Union (IUCN), come minacciate, e 15 identificate come a rischio di estinzione, compreso l'orango di Sumatra.

Il 6 marzo 1980 venne istituito il Parco nazionale di Komodo, in origine creato per proteggere il varano di Komodo: oggi inserito nelle nuove sette meraviglie del mondo naturali