Storia
Antichità
Testimonianze di ritrovamenti archeologici confermano che la regione era già abitata nel paleolitico, circa 40.000 anni fa. Le prime civilizzazioni che si stanziarono risentirono dell'influenza della cultura indiana, fra queste il regno "pre-khmer" di Funan, che si affermò circa 2.000 anni fa, e le città-Stato Dvaravati, fondate principalmente dal popolo mon, che nacquero attorno alla metà del I millennio con il declino di Funan e diffusero il Buddhismo. In seguito l'Impero Khmer, nato nell'odierna Cambogia, si espanse ai danni dei principati Dvaravati, conquistò buona parte del territorio dove adesso c'è la Thailandia e diffuse nuovamente l'Induismo.
Migrazione dei popoli tai dalla Cina
Ngoenyang e Lanna. Il dibattito accademico sulla provenienza dei popoli tai è ancora in corso: negli ultimi decenni, sulla base di studi linguistici, vari studiosi hanno sostenuto che i popoli tai provengono da un'area che oggi appartiene alla regione cinese del Guangxi. Sotto la spinta di altri popoli provenienti da nord, nel I millennio i tai avrebbero cominciato un processo di migrazione verso sud. Nel corso dei secoli successivi si sarebbero stabiliti in tutta l'Indocina settentrionale, arrivando fino all'odierno Stato indiano dell'Assam. Una delle prime etnie di questi popoli furono i tai yuan, fondatori nel 638 nell'odierna Thailandia del Nord del piccolo Regno di Hiran, che cadde sotto l'influenza Dvaravati. Avrebbe in seguito raggiunto l'autonomia diventando prima il Regno di Ngoenyang e, alla fine del XIII secolo, il potente Regno Lanna. Altri tai finirono per stanziarsi nel bacino del Chao Praya, nel centro dell'odierna Thailandia.
Siam
Sukhothai e Ayutthaya
Nel XIII secolo emerse tra i popoli tai quello dei siamesi, gli odierni thai, che si ribellarono ai Khmer e crearono nel 1238 il Regno di Sukhothai, del cui periodo ancora oggi possiamo vedere i resti. Nel 1350 il principe thai Uthong fondò il Regno di Ayutthaya, che nel 1431 saccheggiò Angkor, capitale dell'Impero Khmer, e nel 1438 annesse il Regno di Sukothai. In questo periodo il buddhismo theravada divenne il credo predominante. Alla fine del XIII secolo il re di Sukhothai Ramkhamhaeng introdusse l'odierno alfabeto thai, mutuato dall'antico khmer. Sukhothai prima, ma soprattutto Ayutthaya dopo, divennero potenze di primo piano nel sudest asiatico. Fiorì la raffinata cultura siamese, che risentiva delle arti indiane e khmer, la locale architettura tradizionale si sarebbe sviluppata fino all'assimilazione della cultura occidentale nel XIX secolo.
Nel 1511 vi furono i primi contatti con gli europei, quando l'ambasciatore portoghese Duarte Fernandes giunse ad Ayutthaya. In seguito il regno si arricchì grazie agli scambi commerciali, in particolare con la Cina, il Giappone, la Francia e con la Compagnia olandese delle Indie orientali. Si è stimato che Ayutthaya fosse attorno al 1700 la più popolosa città del mondo con circa un milione di abitanti. Alla crescita culturale ed economica si accompagnarono grandi progressi nel campo della medicina. La prima grande crisi del regno fu nel 1569, dopo che già nel 1551 era diventato uno Stato vassallo dei re birmani della dinastia di Taungù. Il tentativo di emancipazione fu punito dal grande conquistatore birmano Bayinnaung, che aveva sottomesso in precedenza il Regno Lanna. Fu il primo a espugnare Ayutthaya e deportò l'intera famiglia reale siamese a Pegu, la sua capitale. Il trono fu affidato a Maha Thammarachathirat, re di Sukhothai e alleato di Pegu. Alla morte di Bayinnaung l'impero che aveva creato si sfaldò e i siamesi riacquistarono l'indipendenza con il re Naresuan. Nei decenni successivi Ayutthaya tornò a espandersi, arrivando a occupare diversi sultanati islamici della penisola malese, alcuni porti birmani nel mare delle Andamane, penetrando in Cambogia e a nord. Conflitti interni legati principalmente alla successione al trono e un senso di appagamento per i successi passati contribuirono a fiaccare lo Stato e nel 1767 Ayutthaya fu espugnata e rasa al suolo dai birmani: ebbe così fine il regno a 417 anni dalla sua fondazione.
Thonburi e Rattanakosin
Il paese, non occupato capillarmente dai birmani impegnati a respingere le invasioni cinesi a nord, cadde nel caos e si spaccò in sei territori in mano a locali signori della guerra. Il generale Taksin dell'esercito di Ayutthaya, fuggito miracolosamente all'assedio della capitale, prese il controllo della zona a est di Bangkok. Nel giro di pochi mesi riorganizzò i siamesi e riuscì a cacciare gli invasori birmani nel novembre del 1767. Date le difficoltà di ricostruire la disastrata Ayutthaya, spostò la capitale 70 km più a sud, a Thonburi, riunificò il Siam e fu incoronato sovrano del Regno di Thonburi nel 1768. Tale regno, di cui fu l'unico monarca, durò solo quindici anni. Nel periodo in cui fu re, lo Stato espanse sensibilmente i territori conquistando il Regno Lanna, i regni laotiani di Champasak, Vientiane e Luang Prabang e assoggettando la Cambogia. Fu con la vittoria sul Regno di Vientiane che venne annesso l'Isan, l'odierna Thailandia del Nordest.
Nel 1782, Taksin fu rovesciato da una ribellione interna e Chao Phraya Chakri prese il suo posto. Fondò il Regno di Rattanakosin, detto anche Regno del Siam, e la dinastia Chakri che ancora oggi guida la Thailandia con re Rama IX. Chao Phraya Chakri dopo la morte ricevette il nome postumo di Rama I. Spostò la capitale sulla sponda opposta del fiume, nell'allora piccolo villaggio di Bangkok, che ribattezzò Rattanakosin e trasformò in una sontuosa città, promosse la riorganizzazione dello Stato e la rinascita della cultura siamese. Tutti gli stati confinanti, la Birmania (Myanmar), il Laos, la Cambogia e la Malesia, furono in seguito oggetto della colonizzazione europea a differenza del Siam. Solamente nel 1826, grazie a un accordo commerciale, la corona britannica ottenne considerevoli privilegi, stabilendo una certa influenza sul paese, che nonostante ciò non venne mai colonizzato. Per preservare l'indipendenza i siamesi dovettero concedere diversi territori alla Francia e al Regno Unito. Laos e Cambogia, che erano stati vassalli del Siam, divennero parte dell'Indocina francese, mentre lo Stato Shan a nord entrò a far parte della Birmania colonizzata dai britannici. Anche diversi sultanati tributari del Siam situati nel nord dell'odierna Malesia furono ceduti ai britannici. Rama IV, che regnò dal 1851 al 1868, avviò la modernizzazione del Paese con l'aiuto di alcuni consiglieri europei e il figlio Rama V (Chulalongkorn), suo successore, ne continuò l'opera rinforzando lo Stato e creando solide élite. Fu grazie alla politica di questi due sovrani che il Siam mantenne l'indipendenza.
La monarchia costituzionale e il potere ai militari
Le grandi spese per modernizzare il paese e la grave depressione che seguì il crollo di Wall Street del 29 ottobre 1929 diedero il via a un periodo di instabilità politica. Durante il regno di Rama VII, il colpo di Stato del 1932 pose fine alla monarchia assoluta e diede inizio alla monarchia costituzionale. Nel 1935, il re abdicò in forte contrasto con il governo dei militari, che a suo dire utilizzavano il potere in maniera autocratica senza badare alla voce del popolo. Con il nuovo re Rama VIII che aveva solo 9 anni, furono nominati dei reggenti e il potere passò nelle mani dei militari; in particolare fu il nazionalista Plaek Phibunsongkhram che monopolizzò la scena politica fino al 1957, quando accusato di frode fu esiliato in Giappone. Con l'avvento dei militari ebbe inizio una lunga serie di colpi di Stato che tuttora mettono in pericolo l'unità del paese, rimasto comunque compatto nell'amore per la casa reale. Il 24 giugno 1939 il Siam cambiò il nome in Thailandia, che vuol dire "Terra degli uomini liberi". Il cambio del nome fu voluto dai militari nazionalisti che erano al potere e che vedevano di cattivo occhio la provenienza cinese del nome Siam.
Era post-moderna
Durante la seconda guerra mondiale la Thailandia si schierò a fianco delle potenze dell'Asse e, approfittando dell'occupazione tedesca della Francia, nell'ottobre del 1940 intraprese la guerra franco-thailandese contro l'Indocina francese. Dopo sei mesi di combattimenti la pace fu siglata e, con l'intermediazione dei giapponesi, il 9 maggio 1941 la Thailandia si vide riconosciuti alcuni dei territori ceduti ai francesi da Rama V a inizio secolo. Con la sconfitta del Giappone dovette però restituire tali territori nel novembre del 1947. Verso la fine del conflitto, le cui sorti stavano premiando gli sforzi alleati, il movimento nazionale anti-giapponese costrinse Phibunsongkhram alle dimissioni da primo ministro e il paese riprese il nome Siam nel 1945. In seguito, il dittatore uscì indenne dai processi per crimini di guerra. Nel 1946 venne misteriosamente assassinato a Bangkok Rama VIII e ascese al trono il giovane fratello Bhumibol Adulyadej Rama IX.
Questo sovrano gode di un notevole prestigio sia interno sia internazionale e ha assicurato al paese una certa stabilità politica anche nei momenti di maggiore turbolenza. Nel 1947, un colpo di Stato organizzato da Phibunsongkhram depose il primo ministro, un ufficiale di Marina già nel movimento anti-giapponese, e rimise al potere le vecchie gerarchie militari dell'anteguerra. L'8 aprile 1948 Phibunsongkhram ottenne il suo secondo mandato di primo ministro e l'11 maggio 1949 il paese riprese il nome di Thailandia. Negli anni successivi fu sviluppata la collaborazione con il governo degli Stati Uniti sia in funzione anti-comunista, concedendo l'utilizzo delle strutture aeroportuali all'aeronautica americana per le sue missioni nel Laos e nel Vietnam del Nord, sia in campo economico, con forti investimenti statunitensi nel paese. La guerriglia comunista anti-governativa in Thailandia nacque negli anni sessanta e fu stroncata dall'esercito negli anni ottanta. Particolarmente brutale fu la repressione del movimento studentesco, che avvenne dopo 3 anni di governo democratico. Il feroce massacro dell'Università Thammasat compiuto contro i manifestanti il 6 ottobre 1976, provocò la morte di oltre 100 persone (46 secondo la polizia di Bangkok) e il ferimento e l'arresto di molte altre. Nella stessa giornata vi fu un nuovo colpo di Stato che rovesciò il governo del Partito Democratico e consegnò il potere all'ala estrema dei nazionalisti filo-monarchici. All'inizio degli anni ottanta prese il potere una fazione dell'esercito vicina al re, ma di natura più democratica. Il nuovo governo contribuì alla pacificazione nazionale, concedendo l'amnistia ai ribelli comunisti che abbandonavano la lotta armata, e promuovendo l'economia, facendo diventare il paese una delle tigri asiatiche del settore.
Un nuovo colpo di Stato dell'ala reazionaria dell'esercito pose fine nel 1991 alla riconciliazione nazionale. Un'imponente dimostrazione anti-governativa nel 1992 portò a un nuovo massacro della folla conosciuto come maggio nero, in cui persero la vita 52 persone e molte furono torturate o fatte scomparire. L'intervento del re pose fine alla rivolta e il governo golpista rassegnò le dimissioni, consegnando il potere a un esponente del Partito Democratico. I conservatori del Partito della Nuova Aspirazione vinsero le elezioni del 1996 ma l'anno successivo furono travolti dalla crisi finanziaria asiatica. Il governo tornò al Partito Democratico di Chuan Leekpai, che ottenne un finanziamento dal Fondo Monetario Internazionale e stabilizzò la valuta.
Ventunesimo secolo
Nel 2001, con la vittoria nelle elezioni del partito di Thaksin Shinawatra, i militari persero il controllo dei poteri legislativo ed esecutivo, questo portò a uno spaccamento della popolazione e a una radicalizzazione dello scontro fra i sostenitori del nuovo governo da una parte, entusiasti per le riforme populiste di Thaksin in favore dei poveri, e i conservatori dall'altra, guidati dai vertici delle forze armate, dalla nobiltà e dalla ricca borghesia. Questi ultimi si trovarono a pagare il prezzo maggiore per le riforme di Thaksin e cominciarono a opporsi con vigore al governo. Il 26 dicembre 2004 un terremoto con epicentro a Sumatra (Indonesia) provocò uno tsunami che raggiunse le isole e le coste thailandesi causando oltre 5.000 vittime nel paese e centinaia di migliaia in tutto il mondo.
L'accentuarsi dell'instabilità politica sfociò nel nuovo colpo di Stato del settembre 2006. La presa del potere da parte dei militari avvenne senza vittime, con l'assenso del re e di una larga parte della popolazione. Il primo ministro Thaksin fu incriminato con diverse accuse, tra cui la corruzione e il conflitto di interessi, e si vide costretto a rifugiarsi in esilio all'estero. Durante il suo mandato Thaksin si era creato un grande seguito, promuovendo iniziative in favore della popolazione, tanto che nelle elezioni del dicembre 2007 vinse il partito del suo protetto Somchai Wongsawat. Le elezioni furono sospettate di brogli, nel novembre dell'anno successivo gli oppositori al Governo provocarono gravi disordini e in segno di protesta occuparono l'aeroporto di Bangkok causando gravi disagi anche a cittadini stranieri. Il 2 dicembre 2008, la Corte Costituzionale riconobbe il partito di maggioranza colpevole di brogli e lo sciolse, bandendo per cinque anni dalla vita politica Somchai Wongsawat e altri capi del partito.
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: crisi politica in Thailandia del 2008. Il potere rimase nelle mani di un partito controllato dai militari, ma visto che questo cambio al vertice avvenne per via gerarchica e non attraverso regolari elezioni, i sostenitori di Thaksin, le camicie rosse legate al neonato Fronte Unito per la Democrazia contro la Dittatura, non si diedero mai per vinti. Nel 2010 provocarono l'acutizzarsi della già grave crisi politica e sociale reclamando maggiori diritti, libertà e giustizia sociale, ma soprattutto la fissazione di nuove elezioni. Le massicce manifestazioni di aprile vennero brutalmente represse dall'esercito e i violentissimi scontri provocarono 87 morti, tra cui alcuni militari, e 1.378 feriti. Le elezioni furono in seguito fissate per il 3 luglio del 2011, e videro il largo successo del partito di opposizione Pheu Thai, che ha ottenuto 265 seggi alla Camera. Tale partito è guidato da Yingluck Shinawatra, sorella minore di Thaksin, che è divenuta il nuovo primo ministro in un governo di coalizione. Dopo alcuni mesi di dure proteste anti-governative, che chiedevano le dimissioni del primo ministro perché rappresentava gli interessi del deposto fratello, nel maggio del 2014 Yingluck è stata destituita dalla Corte Costituzionale. L'accusa è stata "abuso del potere politico a fini personali", per aver rimosso dall'incarico nel 2011 l'ex capo del Consiglio di sicurezza nazionale e averlo sostituito con un proprio parente. Con tale sentenza sono stati destituiti anche tutti gli altri ministri in carica quando successe il fatto. Con l'acutizzarsi della tensione, il 20 maggio 2014 l'esercito ha dichiarato una legge marziale con l'intento di trovare una soluzione alla crisi. Il provvedimento è stato l'anticamera del colpo di Stato che i militari thailandesi hanno effettuato il successivo 22 maggio. La costituzione è stata soppressa, il governo ad interim è stato sciolto, è entrato in vigore il coprifuoco sul territorio nazionale dalle 22 alle 5 e i dimostranti di entrambi gli schieramenti sono stati invitati a disperdersi. L'intervento militare è avvenuto dopo che, a partire dall'inizio delle proteste in novembre, 28 persone hanno perso la vita e 700 sono state ferite in scontri e attentati collegati alle proteste. Si tratta del 19º tentativo di colpo di Stato nel Paese dopo l'istituzione della monarchia costituzionale nel 1932.
La mattina del 23 maggio, il comandante in capo dell'esercito Prayuth Chan-ocha, guida del colpo di Stato, si è auto-proclamato primo ministro ad interim della Thailandia e ha convocato 23 leader politici nazionali nonché 114 esponenti delle dimostrazioni dei mesi precedenti. All'incontro ha partecipato Yingluck, che è stata tratta in arresto assieme ad alcuni familiari e a molti dei politici e attivisti presenti. In Thailandia come negli altri paesi dell'area, è tuttora in vigore la pena di morte per l'omicidio, per il traffico di droga e per altri reati gravi. Un reato che viene punito con particolare durezza è quello di lesa maestà, che prevede pene dai 3 ai 15 anni di carcere per ogni singolo "insulto" a un membro della casa reale.