Storia
Origine e antichità
Tracce di attività neolitica sono presenti su quasi tutto il suo territorio, ci sono molti ritrovamenti che lo dimostrano.
L'epoca protostorica segna la comparsa dei metalli nella vallata del Senegal, con depositi contenenti antichi forni da fusione con i loro camini, e tombe a tumulo.
Nel centro del paese e nel Gambia, in una zona di 15 000 km si trova un insieme di circoli megalitici, simili agli allineamenti che si trovano nel nordest della Repubblica Centrafricana. La formazione dei primi regni conosciuti si registra a partire dal VII secolo, in particolare il Jolof, che avrebbe avuto lontane parentele con l'Impero del Ghana, suo vicino orientale.
La colonizzazione e l'indipendenza
L'Islam, religione oggi dominante nel Senegal, praticata da più del 90% della popolazione, arrivò nell'XI secolo, ma si impose solo tra i peul (fulani) a est e i toucouleur (tukrè) a nord, lungo il fiume Senegal. Il resto del Senegal rimase animista sino al 1800.
Il primo insediamento stabile di europei, in specie portoghesi, fu sull'isola di Gorée di fronte a Dakar, nel 1500: qui i portoghesi potevano comprare dal popolo dei Wolof, l'etnia attualmente dominante in Senegal, gli schiavi che gli stessi Wolof avevano rapito o comprato più all'interno. Gorée divenne quindi olandese, continuando pacificamente i suoi commerci coi Wolof, sinché non fu acquistata dai francesi. Nel 1659 il Senegal divenne francese e questi fondarono la città di Saint-Louis che diventò la prima capitale del Senegal e successivamente capitale dell'Africa Occidentale Francese (AOF). Nel 1677 i francesi occuparono anche l'isola di Gorée e fecero del Senegal uno dei principali centri africani della tratta degli schiavi. I francesi trovarono estremamente affidabili i Wolof, tanto da assegnare loro compiti rilevanti all'interno della gestione delle colonie africane, nella pubblica amministrazione.
Nel 1904 la capitale dell'Africa Occidentale Francese, eretta colonia autonoma, divenne Dakar. Nel 1914 gli africani residenti nelle città di Dakar, Gorée, Rufisque e Saint-Louis ricevettero la cittadinanza francese ed elessero i loro deputati alla camera francese. Nel 1946 il Senegal entrò a far parte del territorio francese e la cittadinanza fu estesa a tutti i senegalesi. Nel 1958 il Senegal ottiene lo statuto di repubblica autonoma e nel 1960, dopo aver ottenuto l'indipendenza piena, il Senegal ed il Sudan francese (attuale Mali) si fusero a formare la Federazione del Mali che divenne completamente indipendente il 4 aprile 1960. La federazione tuttavia non resse alla decolonizzazione e, già il 20 agosto 1960, Senegal e Sudan francese dichiararono la propria indipendenza.
Léopold Sédar Senghor venne eletto primo presidente del Senegal, nel settembre 1960, restando al potere per i successivi 20 anni. Nel 1981 Senghor si ritirò dalla vita politica del paese e la presidenza passò al suo successore Abdou Diouf. Un nuovo tentativo di federazione, stavolta con il Gambia (da cui il nome Senegambia), ebbe luogo nel 1982 senza entrare mai veramente in vigore; la federazione stessa si dissolse nel 1989. Negli anni novanta Diouf si impegnò per riportare il paese ad una vita democratica: nelle elezioni presidenziali del 2000 il leader dell'opposizione Abdoulaye Wade riuscì a sconfiggere Diouf; nel 2007 Wade fu riconfermato alla presidenza dal popolo senegalese.
Il 29 giugno 2011 Abdoulaye Wade tentò di far approvare all'Assemblea Nazionale un pacchetto di riforme che andava a modificare due articoli della costituzione, proponendo la possibilità di essere eletti alla carica di presidente al primo turno con una soglia del 25% dei voti anziché del 50% e di eleggere a suffragio universale allo stesso tempo il presidente e il vicepresidente. La proposta fece scoppiare forti proteste a Dakar tra la popolazione, la società civile (da quel giorno riunitasi nella piattaforma Movimento 23 giugno – M23) e il movimento di contestazione di rapper Y'en a Marre. Wade fu dunque costretto a ritirare il provvedimento. Ormai 86enne, si candidò poi dopo qualche mese alle elezioni presidenziali previste per il febbraio 2012, generando di nuovo scontento e proteste. Oggetto principale delle contestazioni era la discussa legittimità della sua ricandidatura: secondo l'opposizione, la maggior parte della società civile, della stampa e dei giuristi, sarebbe stata infatti la terza consecutiva e dunque anticostituzionale. Per Wade e per chi sosteneva la teoria dell'ammissibilità, invece, la sua candidatura era ufficialmente la seconda consecutiva e dunque legittima coerentemente al dibattuto principio della non retroattività, secondo cui non andava applicata la legge del 2001 che modificò la costituzione riducendo la durata del mandato presidenziale a 5 anni. Così ragionando, non bisognava dunque calcolare il primo mandato del 2000. Il caso passò sotto l'esame del Consiglio Costituzionale, che il 27 gennaio approvò la candidatura di Wade rifiutandone altre, tra cui quella del cantante Youssou N’Dour. La notizia gettò il Paese nel caos e le proteste ripresero, a Dakar come in tutto il Paese, causando morti e feriti. La tensione scese tuttavia qualche giorno prima del voto che si svolse nella calma e regolarità il 26 febbraio e che decise il ballottaggio tra Abdoulaye Wade (34% dei suffragi) e Macky Sall (26%). Al secondo turno, tenutosi il 25 marzo, grazie anche all'appoggio degli altri dodici candidati, di Youssou N'Dour e della società civile, Macky Sall sconfisse il presidente uscente e divenne il quarto presidente del Senegal.