Description
La cosiddetta Valle dei Re è un'area geografica dell'Egitto, di rilevante importanza archeologica, situata nei pressi dell'antica Tebe (Waset, o Uaset, per gli egizi), l'odierna Luxor, il cui accesso è a meno di 3 km dalla riva occidentale del Nilo.
Per circa 500 anni, a partire dalla XVIII sino alla XX dinastia, ovvero dal 1552 a.C. al 1069 a.C., fu scelta quale sede delle sepolture dei sovrani dell'antico Egitto.
La valle, il cui nome originale, in lingua egizia, era Ta-sekhet-ma'at ("il Grande Campo"), era anche indicata come ta-int, semplicemente "la Valle". È oggi anche conosciuta, in arabo, come wādī Bībān al-Mulūk (بيبان الملوك) ovvero "la valle delle porte dei re" e nelle sue tombe sono infatti sepolti i sovrani del paese appartenenti alle dinastie sopra indicate, mentre alle regine, alle consorti reali e ai principi di casa regnante era destinata un'altra area alquanto prossima: la cosiddetta Valle delle Regine (Ta-Set-Neferu).
Il nome della necropoli, in caratteri geroglifici, era il seguente:
Aspetti morfologici e geografici
La valle copre un'estensione di circa 0,7 km² ed è costituita da uno wadi scavato da antichi fiumi e dalle piogge che erosero il calcare.
Di fatto è costituita, topograficamente, da due rami separati: mentre il ramo principale, orientale, ospita la maggior parte delle tombe reali oggi note, il ramo occidentale più ampio, e noto come west valley ("valle ovest"), ospita a oggi un numero molto ridotto di sepolture.
In origine, l'elezione di questo particolare wadi (vallone), quale luogo di sepoltura regale derivò, molto verosimilmente, da differenti fattori di carattere morfologico-geografico oltre che di sicurezza e religiosi. Una prima motivazione fu di ordine strettamente pratico: la pietra calcarea di cui è costituita la valle è infatti facilmente scavabile e lavorabile, il che consentiva anche la possibilità altrettanto semplice di ottenere pareti abbastanza lisce su cui poter realizzare rilievi e dipingere.
Dal punto di vista della sicurezza, la Valle presenta un solo accesso, il che ne consentiva il facile presidio a cura di sentinelle che venivano poste sui crinali che la sovrastano.
Non è da ritenere di scarsa importanza la relativa vicinanza con il Nilo, il che consentiva l'agevole approdo e il raggiungimento della località da parte delle processioni funerarie dei re, nonché il facile trasporto delle molteplici, e spesso molto pesanti, suppellettili funerarie.
Struttura geologica
La Valle dei Re è geologicamente strutturata in tre strati principali:
- calcare bianco tebano (da 300 m s.l.m. - altezza media delle colline tebane - a 150 m);
- scisto, detto di Esna (da 150 a circa 90 m s.l.m.);
- gesso di Dakhla (da 90 m).
Un chiaro esempio della differenziazione morfologica del suolo è data dalla tomba KV17, di Seti I, in cui la parte superiore della camera funeraria fu scavata nello strato di calcare tebano, mentre la parte inferiore nella roccia scistosa.
Tali differenti formazioni rocciose furono grandemente influenzate, nel tardo periodo Terziario, dall'erosione causata dal Nilo e dai suoi più piccoli affluenti e tributari durante un periodo di violente piogge agli inizi del Pleistocene. Purtroppo le condizioni che diedero luogo alla nascita della Valle dei Re potrebbero essere causa anche della sua distruzione giacché la roccia calcarea, relativamente tenera da lavorare, è altrettanto facilmente suscettibile di modificazioni dovute a infiltrazioni d'acqua piovana che, benché scarsa nella zona, può talvolta divenire a carattere addirittura torrentizio a causa di forti piogge nelle aree desertiche circostanti.
In origine, con la XVIII dinastia, si incominciò a scavare le tombe nelle "pareti della valle" o sfruttando il "letto" di antiche cascate; in questo caso, proprio tale caratteristica ha fatto sì che le loro entrate siano state ricoperte, nel corso dei millenni, da detriti trascinati in basso dalle piogge.
Dalla fine della XVIII, e poi durante la XIX dinastia, al contrario, le tombe vennero invece scavate nel letto della valle, insinuandosi nel sottosuolo; per tale caratteristica, di fatto, sono le tombe che hanno maggiormente sofferto nel corso dei millenni per le infiltrazioni di acqua piovana.
Le tombe della XX dinastia, infine, vennero scavate all'interno delle pareti della valle, a livello del suolo, sotto speroni di roccia più compatta, e sono quelle che meno hanno sofferto per le infiltrazioni d'acqua.
A causa anche di movimenti tellurici intervenuti nei millenni, la valle è attraversata da fenditure geologiche la più larga della quali, nota come "la faglia della Valle dei Re", corre con andamento nord-sud lungo il lato ovest della valle e fraziona il terreno in differenti aree una delle quali comprende il rilievo che sovrasta la tomba di Ramses III. In alcuni punti, nel corso dei millenni, la faglia ha causato lo spostamento del terreno anche di 30 m.
Aspetti religiosi: Mertseger
A fattori di ordine pratico per la scelta della Valle, se ne sommarono altri di carattere religioso; la dea Hathor, connessa all'idea di rinascita dei faraoni defunti, era infatti la protettrice dell'area montuosa tebana e la Valle era inoltre sovrastata da una montagna sacra, l'antica Dehenet ("La fronte"), che era il regno della dea Meret-Seger, ovvero "Colei che ama il silenzio". Solo dalla Valle, inoltre, e solo da questa prospettiva, la cima richiama nettamente la forma di una piramide.
Tuttavia, il termine "Valle", come sopra accennato, potrebbe essere considerato fuorviante giacché si tratta in realtà di due vallate confluenti, una occidentale che ospita, a oggi, solo 4 sepolture, e una orientale ove sono state scoperte altre 61 tombe, per un totale di 65, non considerando altri scavi (i cosiddetti "pozzi") impiegati nell'antichità quali sepolture minori, o di animali, o come depositi di materiale di risulta o di suppellettili utilizzate per le cerimonie funebri officiate nella Valle
Quanto alla sicurezza, che doveva essere garantita dall'unico accesso e dalle sentinelle disposte sui crinali che sovrastano la valle, questa di fatto venne violata già in tempi storici talché tutte le tombe a oggi note vennero depredate. Alcune di tali intrusioni avvennero, quasi certamente, per opera o comunque con la complicità, degli stessi guardiani. In ogni caso, tuttavia, i responsabili della Valle, e i sacerdoti che curavano il culto dei singoli sovrani ivi sepolti, provvidero a rimettere in ordine per quanto possibile le tombe saccheggiate, richiudendole e apponendo nuovamente il sigillo della necropoli.
Architettura delle tombe
Da un punto di vista strettamente architettonico, è possibile rilevare differenze tra le tombe, a seconda della dinastia di appartenenza.
La Valle infatti ospita, come detto, sepolture appartenenti alle dinastie XVIII, XIX, e XX; preliminarmente, a fattor comune, si evidenzia la sequenza secondo uno schema logico che prevede quattro passaggi architettonici che si sviluppano indipendentemente dalla struttura planimetrica: a una entrata segue, infatti, un "santuario in cui riposano gli dei dell'est e dell'ovest"; poco oltre si apre una "sala dell'attesa", quindi una prima sala colonnata detta anche "sala del carro" cui segue la camera funeraria (o "seconda sala colonnata"), detta anche "sala dell'oro", che ospita il sarcofago.
XVIII dinastia
La tomba si sviluppa verso il basso, mediante il ricorso a scale intagliate della roccia.
Dal punto di vista planimetrico (vedi rappresentazione schematica), le tombe della XVIII dinastia si sviluppano secondo un asse "piegato" o "a gomito", riprendendo di fatto la struttura dei passaggi esistenti nelle precedenti sepolture piramidali del Medio Regno. Tale andamento faceva riferimento al percorso contorto e pericoloso che, secondo i testi sacri, il sole deve percorrere con la barca solare nel suo viaggio notturno per poter risorgere al mattino; allo stesso modo il faraone defunto sarebbe risorto nel mondo ultraterreno. Non è da escludersi, tuttavia, che le prime tombe di questa dinastia siano state strutturate in tal modo così da adattarsi all'andamento delle rocce in cui erano scavate, seguendo linee naturali più facili da lavorare.
L'entrata è generalmente preceduta da una scala, cui segue un corridoio in discesa che sfocia nel "Santuario in cui gli dei dell'est e dell'ovest riposano". Si tratta sostanzialmente di due nicchie scavate nelle pareti opposte, verosimilmente con una funzione pratica: dato il peso delle suppellettili e specialmente del sarcofago, in fase di trasporto all'interno della tomba qui si procedeva a una prima sosta di effettivo riposo.
Altri locali che forse rivestivano la medesima utilità pratica (oltre che rituale) erano la "Sala dell'Attesa" ove peraltro si procedeva a organizzare la volta che il sarcofago avrebbe dovuto compiere per poter incominciare discesa verso la camera funeraria, e la "prima sala colonnata".
Nella "sala dell'oro", infine, il sarcofago è posto con andamento ortogonale rispetto al corridoio di accesso alla camera funeraria.
È interessante rilevare che, almeno per le prime tombe di questa dinastia, la camera funeraria ha gli spigoli angolari arrotondati, riproducendo così, in pianta, la figura del cartiglio.
XIX dinastia
Con le tombe della XIX dinastia si assiste a una rettifica del percorso contorto precedente, ma ancora entrata e camera funeraria sono disallineate (vedi schema) e ancora il raggiungimento della camera funeraria avviene mediante scale talvolta molto ripide.
Al contrario di quanto avveniva con quelli della precedente XVIII dinastia, le cui entrate erano sigillate con pietrame, gli accessi alle tombe vengono preclusi con porte in legno per consentire, unitamente al servizio di sicurezza che presidiava la valle da intrusioni estranee, più agevoli e frequenti ispezioni da parte dei funzionari preposti.
In alcuni casi, nella prima sala colonnata si apriva una ulteriore camera laterale (non riportata nello schema) che, talvolta rifinita completamente, doveva servire quale falsa camera sepolcrale nel tentativo di scoraggiare eventuali saccheggiatori.
Anche in queste sepolture il sarcofago è posizionato ortogonalmente rispetto al corridoio di entrata.
XX dinastia
Con la XX dinastia si giunge alla definitiva semplificazione della struttura tombale in chiave prettamente pratica: la sepoltura si apre infatti a livello del suolo, anche se il percorso è pur sempre in discesa, ma vengono eliminate le scale e i corridoi vengono allargati. Entrata e Camera funeraria sono posizionate sullo stesso asse e sul medesimo asse viene posizionato anche il sarcofago.
A riprova della valenza eminentemente pratica delle nicchie esistenti nel "Santuario in cui gli dei dell'est e dell'ovest riposano" delle precedenti dinastie, nelle tombe della XX queste spariscono. Compare, tuttavia, un pozzo lungo il corridoio di accesso il cui scopo, oltre che di garantire una ulteriore relativa sicurezza in più, era principalmente quello di raccogliere l'acqua piovana evitando così l'allagamento della tomba.
È evidente, nel complesso delle modifiche intervenute con questa dinastia, l'intento pratico che tendeva a garantire risparmio di risorse vuoi per la realizzazione materiale del sito, vuoi per le operazioni di sepoltura in senso stretto.
I testi sacri
Non tutte le tombe della Valle presentano rilievi o dipinti parietali, tuttavia, quando questi compaiono, si tratta nella maggior parte dei casi di testi sacri che entrano, dalla XVIII dinastia, a far parte del corredo stesso delle sepolture regali e che debbono accompagnare il defunto nel suo viaggio nella Duat, l'aldilà, per consentirgli di vivere ancora nel mondo ultraterreno. I testi si concretizzano, generalmente, in raccolte di formule, o detti, o racconti incentrati sul viaggio notturno del Dio sole (nelle sue diverse manifestazioni) e della sua lotta con le forze del male (tra cui il serpente Apopi) che tentano, nottetempo, di fermarlo per non farlo risorgere al mattino. Normalmente indicati con il titolo di Libro sono, di norma, riportati in rilievi parietali, ma anche a decorazione dei sarcofagi o più raramente, per ovvi motivi di fragilità del supporto, trascritti su papiro.
Tabella "A": distribuzione testi sacri
La tabella "A", a doppia entrata, riporta nella colonna "titolare" il sovrano per cui la tomba venne realizzata; in corrispondenza di ciascuna tomba, sulle righe, contrassegnata con una "X", la presenza dei singoli testi sacri (libri), completi o in capitoli, contenuti in ciascuna tomba. Tale tabella, cronologica per dinastia e per assunzione del trono da parte dei singoli re, consente, peraltro, di analizzare l'evoluzione nell'uso dei testi sacri il cui impiego in ambito funerario ebbe inizio con la XVIII dinastia che si limitò, in gran parte, alla sola Amduat (noto anche come "Libro di ciò che è nell'aldilà", o "Libro della Camera Nascosta"), per poi evolversi fino alla XX con la nascita del Libro della Terra.
Posizione e numerazione delle tombe
Il sistema di numerazione delle tombe
Sono, attualmente, 65 le sepolture scoperte nella Valle, tutte catalogate con la sigla "KV" (King's Valley) seguita da numeri progressivi da 1 a 65.
La numerazione, tuttavia non ha nulla a che vedere con la progressione sul trono dei titolari; nel 1827, infatti, l'egittologo inglese John Gardner Wilkinson numerò le tombe già scoperte da 1 a 22 seguendo l'ordine geografico da nord a sud. Solo da tale data in poi, ovvero dalla KV23, il numero corrisponde all'ordine di scoperta.
In alcuni casi la numerazione di alcune tombe della valle ovest è preceduta dalla sigla "WV", ovvero West Valley, ma è bene tener presente che la numerazione fa comunque riferimento alla Valle dei Re e, a titolo di esempio, la tomba WV23 di Ay, corrisponde, di fatto, alla KV23.
Elenco delle tombe
Howard Carter ebbe a sottolineare che, nonostante l'affascinante storia della Valle, questa nulla avrebbe da offrire in sé, a un ulteriore approfondimento tematico, poiché la sua importanza non è intrinseca, ma deriva proprio dal suo contenuto.
In tal senso, tenendo presente quanto sopra detto sulla numerazione delle tombe incominciata da Wilkinson, la Valle dei Re ospita:
- KV1: titolare Ramses VII (XX dinastia); ubicazione nota fin dall'antichità, sgombero e riapertura nel 1906;
- KV2: titolare Ramses IV (XX Dinastia); ubicazione nota fin dall'antichità, sgombero e riapertura nel 1906;
- KV3: mai usata come sepoltura (forse prevista per Ramses III o per un suo figlio); scavata intorno al 1820;
- KV4: ultima tomba scavata nella valle forse per Ramses XI (XX Dinastia); ubicazione nota fin dall'antichità;
- KV5: figli di Ramses II (XIX dinastia); alla fine dell'800 l'egittologo James Burton la visitò e mappò nove locali non procedendo oltre né a operazioni di svuotamento; dal 1995 la tomba viene scavata dal Theban Mapping Project, capeggiato dall'egittologo statunitense Kent R. Weeks, dimostrandosi la più vasta della Valle giacché, a oggi, si contano circa 150 locali. I lavori di liberazione sono ancora in corso (2017);
- KV6: titolare Ramses IX (XX dinastia); ubicazione nota dall'antichità, riapertura nel 1888; mummia del titolare rinvenuta nel 1881 nella cache di Deir el-Bahari (catalogata come DB320);
- KV7: titolare Ramses II (XIX dinastia); nota fin dall'antichità, fu soggetta ad almeno due saccheggi documentati durante l'anno ventinovesimo del regno di Ramses III come risulta dal Papiro dello sciopero di Torino. Durante la XXI dinastia la mummia di Ramses II venne prima traslata nella KV17, poi nella cache DB320 di Deir el-Bahari dove venne rinvenuta nel 1881
- KV8: titolare Merenptah (XIX dinastia); tomba utilizzata nella XIX dinastia come sepoltura di Merenptah, in epoca greco-romana e in periodo bizantino;
- KV9: titolare Ramses VI (XX dinastia); tomba incominciata per Ramses V, continuata e usurpata dal successore Ramses VI. Non è noto se i due sovrani abbiano condiviso la sepoltura. Il corridoio di entrata è sovrapposto alla tomba KV62 di Tutankhamon la cui quasi completa integrità si deve alle capanne degli operai che lavorarono alla realizzazione di questa tomba costruite sopra l'accesso alla tomba sottostante;
- KV10: titolare/i Amenmesse (XIX dinastia, ma non esistono evidenze di una sepoltura del re in questa tomba), poi delle regine Takhat e Baketwerel della XX dinastia;
- KV11: titolare Ramses III (XX Dinastia); la tomba venne incominciata per Sethnakht, ma venne abbandonata quando gli scavi sfociarono nella vicina tomba KV10. La tomba venne successivamente ultimata per Ramses III ampliandola;
- KV12: titolare non noto; l'assenza di rilievi o dipinti parietali non consente di datare la tomba che, verosimilmente, risale alla XVIII dinastia; si ritiene che sia stata comunque utilizzata, come sepoltura multipla forse di membri della casa regnante, durante la XIX e XX dinastia;
- KV13: titolare Bay dapprima scriba reale sotto Seti II e successivamente cancelliere sotto Siptah (XIX dinastia); riutilizzata successivamente come sepoltura dei principi Mentuherkhepeshef e Amonherkhepshef, figli di Ramses III (XX dinastia);
- KV14: titolari Tausert, regina sposa di Siptah, ultimo esponente della XIX dinastia, e Sethnakht, fondatore della XX dinastia; sono state individuate da Hartwig Altenmüller più fasi di ampliamento coincidenti con i differenti livelli acquisiti dalla regina Tausert, dapprima come sposa reale, poi come co-reggente del marito Siptah, e quindi come regina autonoma. Si ritiene che Seti II sia stato originariamente sepolto in questa tomba per essere poi trasferito nella KV15. Il sarcofago della regina Tausert, tuttavia, venne riutilizzato nella KV13 per la sepoltura del principe Amonherkhepshef. Riutilizzata come tomba di Sethnakht, successore di Tausert, le cui immagini e cartigli si sovrapposero a quelli della regina;
- KV15: titolare Seti II (XIX dinastia); si ritiene che originariamente il corpo di Seti II sia stato sepolto nella KV14 e poi trasferito in questa tomba, che venne rapidamente ultimata, quando la KV14 divenne la sepoltura di Sethnakht. La mummia di Seti II venne comunque nuovamente trasferita nella KV35 per sottrarla ai saccheggi;
- KV16: titolare Ramses I (XIX dinastia); solo l'entrata e due corridoi erano ultimati alla morte di Ramses I. Le pessime condizioni del sarcofago dimostrano che la tomba venne saccheggiata forse durante la XX o XXI dinastia quando la mummia di Ramses I venne trasferita dapprima nella KV17 e poi, nell'anno decimo di regno di Saamen, nella cache DB320;
- KV17: titolare Seti I (XIX dinastia); nota anche come Tomba Belzoni, venne usata come temporanea sepoltura di Ramses I e Ramses II i cui corpi vennero poi trasferiti alla cache DB320;
- KV18 incompiuta, forse prevista per Ramses X della XX dinastia e successivamente invasa da depositi alluvionali; nel 1903 Howard Carter utilizzò il suo ingresso per l'installazione di un generatore elettrico per l'illuminazione di alcune tombe della Valle;
- KV19: originariamente prevista per Ramses Setherkhepeshef (successivamente Ramses VIII), poi destinata al principe Ramses Mentuherkhepershef, figlio di Ramses IX;
- KV20 originariamente Thutmose I, poi ampliata per ospitare anche Hatshepsut (XVIII dinastia); durante il regno di Thutmose III il corpo del I Thutmose venne trasferito nella KV38;
- KV21: titolare non noto; all'atto della scoperta, nel 1817 a cura di Giovanni Battista Belzoni, conteneva due mummie femminili che, per la postura delle braccia (braccio sinistro ripiegato sul torace), si suppose fossero due regine. Successivamente alla scoperta la tomba venne vandalizzata da ignoti e le due mummie smembrate alla ricerca di amuleti preziosi;
- KV22: incominciata sotto Thutmose IV (a lui sono dedicati materiali rinvenuti nel deposito di fondazione), decorata e ultimata sotto Amenofi III che vi fu sepolto (XVIII dinastia); si ritiene che vi siano state sepolte anche la regina Tiy e la principessa Sitamon, rispettivamente moglie e figlia di Amenofi III; il corpo del re venne trasferito nella KV35 durante il regno di Smendes I (XXI dinastia);
- KV23: titolare Ay (XVIII dinastia); si ritiene che la tomba fosse stata prevista per Amenofi IV/Akhenaton, Smenkhara o per Tutankhamon che sarebbe stato originariamente qui sepolto prima di essere trasferito nella KV62; è dubbia la stessa sepoltura di Ay in questa tomba che viene supposta in base a suppellettili funerarie recanti il suo cartiglio;
- KV24: titolare non noto, verosimilmente risalente alla XVIII dinastia; il rinvenimento di suppellettili risalenti fino al periodo romano e copto indicano che la tomba è stata più volte riusata per almeno cinque differenti sepolture a partire dal Terzo Periodo Intermedio e dalla XXII dinastia;
- KV25: titolare non noto, forse Amenofi IV/Akhenaton (XVIII Dinastia); la tomba risale all'ultimo periodo della XVIII dinastia, ma non venne mai completata. Durante il Terzo Periodo Intermedio (dinastie XXI e XXII) la tomba venne riutilizzata come sepoltura per otto mummie e, forse, proprio in tale occasione venne depositato il materiale risalente alla XVIII proveniente dalla KV23;
- KV26: titolare non noto; conosciuta dall'antichità, inutilizzata, forse risalente alla XVIII dinastia;
- KV27: titolare non noto; conosciuta dall'antichità, inutilizzata, forse databile alla XVIII dinastia per frammenti di ceramica dei regno di Thutmose IV o Amenofi III;
- KV28: frammenti di vaso indicano il titolare, forse, in Thutmose IV (XVIII dinastia);
- KV29: titolare non noto; la tomba è inaccessibile ed è forse costituita da una sola camera ancora piena di detriti;
- KV30: titolare non noto; da questa tomba, o forse dalla KV31 proverrebbe un sarcofago antropoide in quarzo, risalente alla XVIII dinastia, rinvenuto da Giovanni Battista Belzoni nel 1817 e donato al British Museum da Somerset Lowry-Corry, II conte di Belmore;
- KV31: titolare non noto; da questa tomba ancora piena di detriti, o forse dalla KV30 proverrebbe un sarcofago antropoide in quarzo, risalente alla XVIII dinastia, rinvenuto da Giovanni Battista Belzoni nel 1817 e donato al British Museum da Somerset Lowry-Corry, II conte di Belmore;
- KV32: titolare la regina Tia'a, moglie di Amenofi II, identificata attraverso le indicazioni riportate su un vaso canopico ivi rinvenuto nel 2000;
- KV33: titolare forse Thutmose III, o di altro membro della famiglia reale o del Visir Rakhmira (XVIII dinastia) (mai utilizzata);
- KV34: titolare Thutmose III (XVIII dinastia); la tomba venne costruita in nove fasi differenti ognuna completata. Venne saccheggiata in antichità e il sarcofago e molte suppellettili vennero pesantemente danneggiati; il corpo di Thutmose III, ancora all'interno del suo sarcofago, venne traslato nella cache DB320 durante la XXI dinastia;
- KV35: titolare Amenofi II (XVIII Dinastia); durante la XXI dinastia la tomba venne utilizzata come magazzino per le mummie di Thutmose IV, Amenofi III, Merenptah, Seti II, Siptah, Ramses IV, Ramses V, Ramses VI, per una mummia femminile nota come Elder Woman (trad. Vecchia Signora), che alcuni studiosi hanno indicato come Tiy, e per un'altra mummia maschile forse di Sethnakht. Nella stessa tomba vennero rinvenute, infine, le mummie di Amenofi II, di suo figlio Ubensenu e di una donna ignota (un tempo identificata erroneamente con Nefertiti), soprannominata The Younger Lady e risultata geneticamente figlia di Amenofi III, sorella della mummia maschile della tomba KV55 (probabilmente Akhenaton) e madre di Tutankhamon;
- KV36: titolare Maiherpera principe dell'harem reale di Thutmose IV, forse figlio di Hatshesput morto a circa vent'anni (XVIII dinastia); la tomba venne rinvenuta quasi intatta poiché, dopo un furto al suo interno, in periodo ramesside, venne nuovamente sistemata e risigillata;
- KV37: titolare non noto; planimetria e posizione indicano probabilmente la XVIII dinastia. Probabilmente usata come sepoltura, a causa dei molti frammenti provenienti da differenti altre tombe e da diversi periodi storici, senza logica apparente, si ritiene fosse utilizzata come deposito da parte dei ladri;
- KV38: titolare forse Thutmose I (XVIII dinastia); per dimensioni e forma, si ritiene che la tomba fosse già originariamente destinata a Thutmose I (uno dei primi re a essere sepolto nella Valle), ma studi successivi tendono a indicare che il corpo del re venne dapprima sepolto nella KV20 che, successivamente ampliata, ospitò Hatshepsut, e che la traslazione in KV38 di Thutmose I venne successivamente eseguita per ordine di Thutmose III;
- KV39: titolare forse Amenofi I (XVIII dinastia); sono state individuate tre distinte fasi di realizzazione dela tomba;
- KV40: titolare non noto; ancora piena di detriti e non accessibile;
- KV41: titolare, forse, la regina Tetisheri, moglie di Seqenenra Ta'o (XVII dinastia); se confermato, si tratterebbe, in assoluto, della prima tomba costruita nella Valle;
- KV42: destinata alla regina Hatshepsut-Meryet-Ra, moglie di Thutmose III (XVIII dinastia) come risulta dai materiali, rinvenuti nel 1921, del deposito di fondazione; verosimilmente non venne mai utilizzata per la regina, che forse venne sepolta nella KV35 di suo figlio Amenofi II. La tomba venne verosimilmente usata per Senetnay, moglie del sindaco di Tebe Sennefer (XVIII dinastia);
- KV43: titolare Thutmose IV (XVIII dinastia); iscrizioni ieratiche nella prima camera della tomba informano che venne risistemata nell'anno ottavo di regno di Horemheb; nel corso della XXI dinastia il corpo del re venne traslato nella KV35;
- KV44: titolare non noto; si ritiene potesse essere stata predisposta per Anen, figlio di Yuya e Tuia e forse per sua moglie. La tomba venne riusata durante la XXII dinastia come sepoltura di Tentkerer, "Signora della casa" sotto Osorkon I. Negli anni '90 del '900 durante lavori di ripulitura, vennero rinvenuti al suo interno i resti di altri sette corpi differenti;
- KV45: titolare Userhat (?) supervisore dei campi di Amon (XVIII dinastia), assegnazione derivante da frammenti di vasi canopici e da uno scarabeo rinvenuti nel 1902; riutilizzata durante la XXII dinastia per la sepoltura di due corpi non recuperabili;
- KV46: titolari Yuya e Tuia, genitori della Regina Tiy, moglie di Amenofi III (XVIII dinastia); sono state rilevate le evidenze di tre distinti furti avvenuti all'interno della KV46 di cui almeno due durante i lavori di realizzazione delle tombe KV3 e KV4 giacché l'accesso venne ostruito con materiale di risulta proveniente da questi due scavi;
- KV47: titolare Siptah (XIX dinastia); all'interno della tomba, i cartigli in rilievo del re erano stati scalpellati e successivamente ripristinati dipingendoli. Ritenendo Siptah un usurpatore, è stato considerato che la damnatio memoriae sia stata perpetrata alla fine della XIX dinastia per motivi politici. La mummia di Siptah venne rinvenuta nella KV35;
- KV48: titolare Amenemipet (noto anche con il nome di Pairy), fratello di Sennefer, sindaco di Tebe, visir e governatore durante il regno di Amenofi II (XVIII dinastia); la vicinanza con la KV35, ove era sepolto il re, dimostra l'alta considerazione in cui il funzionario era tenuto dal sovrano;
- KV49: titolare non noto; forse usata come sepoltura alla fine del Nuovo Regno;
- KV50: titolare non noto; con le tombe KV51 e KV52 sono note come "le tombe degli animali" giacché ne contenevano le mummie non più esistenti; in questa erano sepolti un cane e una scimmia; la vicinanza con la KV35 ha fatto ritenere si trattasse degli animali prediletti da Amenofi II;
- KV51: titolare non noto; conteneva le mummie di tre scimmie, un babbuino, un ibis, e tre oche;
- KV52: titolare non noto; inaccessibile e mai esattamente mappata; conteneva la mummia di una scimmia; unico oggetto significativo rinvenuto un ostrakon con il testo: Hori capo degli scribi del Luogo della Verità (Deir el-Medina);
- KV53: titolare non noto; inaccessibile e mai esattamente mappata;
- KV54: titolare non noto, molto verosimilmente si tratta solo di un pozzo in cui vennero riposti oggetti abbandonati dai ladri della KV62 di Tutankhamon;
- KV55: titolare forse Amenofi IV/Akhenaton, o regina Tiy, o Smenkhara (XVIII dinastia); si ritiene che la tomba, malridotta anche a causa di notevoli infiltrazioni d'acqua intervenute nei millenni, contenesse originariamente resti provenienti dalle tombe di Amarna successivamente distribuiti in altre sepolture. Originariamente chiusa con blocchi di calcare con il sigillo della necropoli, il corridoio venne successivamente riempito di detriti e almeno un tentativo di intrusione è riscontrato dopo tale accorgimento. Risigillata durante la XX dinastia, sul suo ingresso vennero scaricati detriti dello scavo della vicina KV6 di Ramses IX. La presenza di suppellettili e simboli risalenti a diverse personalità della XVIII, e la quasi totale mancanza di diari di scavo da parte degli scopritori, ha fatto sì che attorno a questa tomba sorgessero numerosi interrogativi anche sul suo occupante oggi generalmente indicato come Amenofi IV/Akhenaton;
- KV56: titolare non noto, forse un figlio di Seti II; la presenza di oggetti recanti i nomi di Tausert, Seti II e Ramses II ha fatto supporre si trattasse di materiale proveniente dalla KV14, di Tausert, usurpata da Sethnakht. Altri studi l'hanno identificata come tomba di un figlio di Seti II e Tausert per poche tracce di stucco laminato in oro verosimilmente provenienti da un piccolo sarcofago.;
- KV57: titolare Horemheb (XVIII dinastia); il sarcofago rotto e le pessime condizioni di un contenitore per vasi canopici e altre suppellettili funerarie dimostrano che la tomba venne saccheggiata. Alcuni resoconti in scrittura ieratica presenti nella tomba, e risalenti alla XXI dinastia, dimostrano che che i locali vennero adibiti a magazzino di sepoltura per altre mummie poi rimosse e traslate, verosimilmente, nella KV35;
- KV58: titolare non noto, forse deposito di corredo funebre associato alla vicina KV57; la presenza di materiali legati ad Ay, ha fatto anche supporre si trattasse di un nascondiglio di materiale trafugato dalla KV23;
- KV59: titolare non noto; nessuna informazione sulla tomba e sulla sua scoperta; già nota nell'800, venne forse scavata da Howard Carter nel 1921;
- KV60: titolare, forse Sit-Ra detta anche In, nutrice di Hatshepsut (XVIII dinastia). Nella tomba vennero rinvenute due mummie, una delle quali, di Sit-Ra, è oggi al Cairo mentre l'altra è ancora nella tomba e si ritiene sia quella di Hatshepsut, qui traslata sotto Thutmose III;
- KV61: titolare non noto; all'atto della scoperta si ritenne potesse essere l'ingresso a una tomba più ampia, in realtà è poco più di un pozzo profondo 1,70 m circa;
- KV62: titolare Tutankhamon (XVIII dinastia); unica rinvenuta pressoché intatta, venne probabilmente prevista per un alto funzionario di Corte (forse Ay prima di diventare faraone). Venne saccheggiata almeno due volte come indicarono i sigilli della necropoli apposti sugli accessi. Risistemata probabilmente per l'ultima volta sotto Horemheb, ne venne dimenticata l'esistenza e la chiusura fu sotterrata sotto strati di detriti provenienti dallo scavo delle tombe successive;
- KV63: titolare forse Ankhesepaaton;
- KV64: titolare Nehemes Bastet;
- KV65 titolare sconosciuto.
Come sopra evidenziato, i proprietari di alcuni ipogei sono stati identificati anche per mezzo dei depositi di fondazione. Questi erano delle fosse che raccoglievano varie offerte e oggetti sacri che venivano sotterrati nel terreno prescelto per la costruzione di una tomba o di un tempio. Ciò avveniva alla presenza del faraone, dei sacerdoti e delle maestranze durante la cerimonia sacra che individuava la scelta del sito.
Tabella "B": dimensioni delle tombe
Tabella "C": XVIII-XIX-XX dinastia
Ipotizzando che tutti i re delle dinastie XVIII-XIX-XX siano stati sepolti nella Valle dei Re, si riporta l'elenco dei sovrani delle dinastie con l'annotazione delle tombe (ove note):
Il villaggio operaio
Un'area tanto vasta, così importante nel panorama politico-religioso dell'antico Egitto e il cui impiego durerà per circa 5 secoli, aveva necessariamente bisogno di maestranze specializzate e dedicate a tempo pieno alla progettazione, allo scavo delle tombe, nonché alla loro decorazione e sicurezza.
A sud est, poco discosto dalla Valle e da questa separato solo da un crinale, esisteva perciò un insediamento abitativo che ospitava gli operai, gli artigiani e gli artisti, che lavoravano alla realizzazione e alla manutenzione delle tombe della valle, ed erano noti come "i servi del Luogo della Verità".
Si tratta del villaggio di Deir el-Medina, uno dei tre villaggi destinati agli operai egizi di cui si ha notizia.
Il luogo in cui sorge il villaggio, di cui si hanno però notizie fin dall'XI dinastia, è relativamente lontano dal Nilo ed è circondato da mura, verosimilmente con intento difensivo, ma forse maggiormente con intento restrittivo della libertà degli operai, i quali erano tuttavia, per ogni altro aspetto, liberi e regolarmente salariati.
Il villaggio comprendeva abitazioni per le maestranze e per i funzionari; la popolazione, di media, non superò mai le cento-centocinquanta unità in un ambiente decisamente cosmopolita, cosmopolitismo peraltro confermato dalla presenza di 16 templi di altrettante divinità, non tutte del pantheon egizio, tra cui Osiride, Hathor, Ptah, Mertseger, i re divinizzati Amenofi I (cui si dovrebbe la scelta della Valle per la sepolture regali e verosimilmente la fondazione del villaggio) e Ramses II, e la regina Ahmose Nefertari, madre di Amenofi II.
Gli operai, suddivisi in due squadre di 60 unità, lavoravano nella Valle, che raggiungevano seguendo un sentiero che ancora oggi è percorribile e sul quale erano peraltro posizionate le sentinelle che proteggevano le sepolture, per una "settimana" lavorativa di dieci giorni cui seguiva un periodo di riposo di due giorni.
La Valle nella storia dell'archeologia
La passione per l'antico Egitto ha sempre spinto curiosi e appassionati a visitare la Valle dei Re, fin dall'antichità e ancor prima che l'avventura archeologica incominciasse con il suo corredo di scoperte.
Greci e Romani
Dopo il declino della Valle quale luogo di sepoltura dei re delle dinastie XVIII, XIX e XX, del luogo si perse anche il ricordo. Si ricomincia a trattare della valle nel I secolo a.C. con i greco-macedoni qui giunti al seguito di Alessandro Magno. Dal III secolo a.C. al II secolo d.C. l'Egitto fu meta di curiosi e appassionati, tra i quali l'Imperatore Adriano nel 130. I primi studiosi della Valle, tanto da lasciare vere e proprie guide, sono da indicarsi negli scrittori greci Diodoro Siculo (che visitò l'Egitto tra il 60 a.C. e il 56 a.C.) e Strabone (tra il 25 e il 24 a.C.). Entrambi indicarono, basandosi tuttavia sui racconti di sacerdoti egizi, un numero di tombe compreso tra 47 (Diodoro) e 40 (Strabone).
Se si escludono alcune migliaia di graffiti coevi alla realizzazione delle tombe, circa 2000 sono quelli oggi noti in greco e latino, lasciati dai primi visitatori della Valle; altri sono stati rinvenuti in fenicio, cipriota, licio, nonché altre lingue e in copto. Dalle date rilevabili e in base ai testi, è stato possibile valutare che il periodo invernale, da gennaio ad aprile, era quello di maggior affluenza nella Valle (24 testi), mentre i meno frequentati erano l'autunno, da settembre a dicembre (11 graffiti datati) e l'estate, da maggio ad agosto (10 graffiti).
Il graffito più antico, individuato nella tomba KV1 di Ramses VII, risalirebbe al 278 a.C., mentre il più recente reca la firma di Orion, governatore dell'Alto Egitto, e risale al 537 d.C..
La tomba maggiormente soggetta a graffiti è la KV9 di Ramses VI che ne ospita circa un migliaio. Tra questi uno in greco che assegna la tomba a Memnone, eroe morto durante l'assedio di Troia.
Tabella "D": distribuzione dei graffiti greco-romani
Quanto alla distribuzione dei graffiti all'interno delle tombe si veda la tabella:
I primi viaggiatori (1595-1792)
Dopo il periodo greco-romano, la Valle dei Re cadde nuovamente nell'oblio fatto salvo per comunità cristiano-copte che occuparono le tombe più facilmente raggiungibili trasformandole, oltre che in abitazioni, in chiese.
L'interesse per l'Egitto in questo periodo si incentrò sul Basso Egitto, a nord del paese, e anche questo contribuì a far dimenticare l'esistenza della Valle dei Re fino a che il cartografo fiammingo Abraham Ortelius, in una sua mappa del 1595, non identificò Luxor con l'omerica "Tebe dalle cento porte".
Primo viaggiatore che raggiunse "il luogo delle mummie chiamato Biban el Melouc" fu il padre cappuccino Charles-François d'Orléans, che vi giunse nel 1668 assieme al confratello Protais. Nel 1708 fu la volta di Padre Claude Sicard, capo delle missione gesuitica a Il Cairo, nel più ampio quadro di un viaggio in Egitto che durò fino al 1726. È noto che padre Sicard avesse localizzato 10 tombe, ma non esiste riscontro giacché le carte relative a questa tappa del suo viaggio sono andate perse.
La prima pubblicazione organica sulla Valle, e un primo tentativo di classificazione delle tombe con lettere dell'alfabeto, si deve a un inglese, Richard Pococke (successivamente vescovo di Meath, in Irlanda), che visitò il Paese negli anni '30 del '700, e pubblicò nel 1742 Osservazioni sull'Egitto in cui precisò di aver visitato 15 tombe. A ricordo della sua missione nella Valle, egli lasciò un graffito il 16 settembre 1739 di cui oggi non si ha più traccia, ma che venne notato da un altro viaggiatore inglese, Sir William Richard Hamilton.
Nel 1768, James Bruce visitò la Valle e nel 1790 descrisse dettagliatamente la tomba KV11 di Ramses III tanto che tale sepoltura è oggi nota anche come "tomba Bruce" o "tomba delle arpiste".
I resoconti di viaggio dell'esploratore inglese William George Browne, che giunse nella Valle nel 1792 appaiono importanti poiché sono i primi a testimoniare un interesse nelle ricerche da parte delle popolazioni locali; si testimonia, infatti che: "da circa trent'anni" il figlio dello Sceicco Hamam sta eseguendo ricerche "con la speranza di trovare tesori".
Antiquari, mercanti e sapienti (1672 - 1820)
Il rinnovato interesse per l'antico Egitto fece nascere sempre più una sorta di mania di collezionismo che spinse molti nobili e sovrani a sovvenzionare spedizioni alla ricerca di tesori o di semplici oggetti con cui organizzare la propria collezione privata. La prima spedizione di tal genere si deve al tedesco Padre Johann Michael Vansleb che nel 1672, per ordine di re Luigi XIV di Francia, raggiunse la valle per cercarvi "manoscritti, antiche monete, statue, bassorilievi di buona fattura per la raccolta di Sua Maestà". La spedizione si risolse, sotto il profilo strettamente archeologico e di rinvenimento di tesori, in maniera negativa, ma aprì di certo la strada alle successive.
Solo nel 1693 il console francese Benoît de Maillet suggerì di fare viaggi in Egitto e nella Valle dei Re non solo per collezionare valori ma anche per studiare le tombe.
Napoleone
Nel 1798 Napoleone Bonaparte tentò l'avventura egiziana per assicurare alla Francia un passaggio verso le ricchezze dell'India attraverso Suez. Della sua Armata facevano parte anche 139 Savants (ovvero "sapienti") il cui ruolo era, pur se alle dipendenze di un esercito in pieno assetto di guerra, quello di studiare ogni possibile aspetto geografico, storico, antropologico, del paese moderno, ma anche di quello antico. Tra tali saggi, ma in questo caso non facente parte del gruppo, figurava il barone Vivant Denon che nel 1802 pubblicò Voyages dans le Basse et la Haute Egypt, un resoconto che contribuì ancor di più a scatenare la passione europea, e non solo, per l'antico Egitto.
Se la spedizione militare si risolse in un disastro per Napoleone, quella antropologico-culturale degli studiosi, seppure ridotti di un terzo per perdite varie, proseguì nella sua attività di studio e il 25 gennaio 1799 raggiunse Tebe e la Valle dei Re.
Gli studiosi - che nel frattempo avevano fondato l'Istitut d'Egypte - si appassionarono alla Valle e a due di essi, Jean-Baptiste Prosper Jollois ed Édouard de Villiers du Terrage, venne dato espresso incarico di mappare la valle e studiarla, tracciando planimetrie delle tombe e riportando disegni dei rilievi. La cartografia conseguente fu una delle più esatte, da quella "primitiva" di Pococke di circa 60 anni prima, e riportò l'ubicazione esatta di 16 tombe. Analogamente furono perfetti, e oggi unico ricordo in molti casi, i disegni dei rilievi tombali e delle pitture.
Il lavoro di Jollois e de Villiers confluì poi nell'opera monumentale, voluta dallo stesso Napoleone, della Description de l'Égypte che venne pubblicata tra il 1809 e il 1822 in 19 volumi.
Drovetti, Salt e Belzoni
Dell'Armata Napoleonica, che era entrata in Egitto nel 1798, faceva parte anche il colonnello Bernardino Drovetti, piemontese di nascita, comandante di squadrone degli ussari piemontesi. A partire dal 1803, e nei successivi trent'anni, svolse attività diplomatiche in Egitto, dapprima come incaricato d'affari e poi come console generale francese.
Grande collezionista di oggetti antichi, a partire dal 1816 intraprese un viaggio nel Paese che lo portò fino alla seconda cataratta del Nilo.
Avvalendosi, peraltro, della collaborazione dell'italiano Giovanni Battista Belzoni, eseguì inoltre scavi nell'area tebana, e segnatamente nella Valle dei Re, ricorrendo anche, come era d'uso in quei tempi, a metodi drastici, ivi compreso l'uso della dinamite, per ottenere i risultati desiderati.
La sua prima collezione di materiale egittologico, costituita da circa ottomila pezzi, venne venduta nel gennaio 1824, per la cifra di 400.000 lire, a Carlo Felice, re di Sardegna; fu questo l'embrione del Museo Egizio di Torino.
Durante l'assenza del Drovetti, nel 1816, era intanto giunto in Egitto Henry Salt, console generale britannico e, a sua volta, appassionato collezionista di reperti egizi. La rivalità tra i due consoli generali divenne così aspra che Sir Fredrick Henniker ebbe a scrivere: «Una linea di demarcazione è stata tracciata attraverso ogni tempio e quegli edifici, che avevano superato gli attacchi dei barbari, non resisteranno alla speculazione della cupidigia civilizzata dei virtuosi e degli antiquari».
La tensione tra i due consoli si acuì ulteriormente quanto, nel 1817, Giovanni Battista Belzoni passò alle dipendenze di Salt e cominciò, inoltre, a ottenere ottimi risultati nella Valle dei Re. Tra gli altri lavori che Salt commissionò a Belzoni, il trasporto dalla tomba Bruce, di Ramses III (KV11) fino al Nilo, e quindi in Francia dove sarebbe entrata a far parte prima della collezione privata del Re Luigi XVIII e poi di quella del Louvre, il sarcofago del Re. I rapporti tra Belzoni e Salt, tuttavia, però ben presto si deteriorarono anche perché il console britannico si rifiutò di dare il giusto risalto alla figura dell'italiano per le sue effettive scoperte tra cui otto nuove tombe. Tra queste particolare merito spetta al Belzoni per la scoperta della KV17 di Seti II, detta anche "la Cappella Sistina egiziana" per le sue bellissime pitture parietali, oggi nota, appunto, come "tomba Belzoni".
Interrotta la collaborazione con Salt, Belzoni proseguì per un certo periodo a lavorare nella Valle e, dalla KV17 di Seti I, trasse il sarcofago di alabastro translucido che portò a Londra e offrì, per 2.000 sterline, al British Museum che rifiutò suscitando le ire dell'opinione pubblica per il mancato acquisto. Il sarcofago venne poi acquistato, nel 1824, dall'architetto britannico John Soane che lo installò nella "cripta" della sua casa di Londra, in Lincoln's Inn Fields, ove ancora oggi si trova.
Tabella "E": tombe scoperte da Belzoni
I "dilettanti"
Accanto ai ricercatori di tesori, o agli studiosi e "sapienti", sono di certo da annoverare i "dilettanti" senza, comunque, voler dare a tale termine un valore dispregiativo, giacché in alcuni casi proprio l'opera di non professionisti ancora oggi perdura. Sono questi, del resto, gli anni in cui, con la decifrazione dei geroglifici da parte di Jean-François Champollion, nasce l'egittologia e proprio i dilettanti cui si fa riferimento, saranno poi considerati i padri di questa nuova branca dell'archeologia.
In questo senso, particolarmente importante fu l'opera di John Gardner Wilkinson, annoverato oggi tra i padri dell'egittologia; destinato alla carriera militare, di fatto, la sua passione per l'antico Egitto lo portò nel Paese per lungo tempo e a lui, specialmente appassionato di epigrafia e di rilievi tombali, si deve tra l'altro il sistema di numerazione delle tombe della Valle ancor oggi utilizzato e che egli assegnò, dipingendo materialmente i numeri all'ingresso, alle sepolture all'epoca note, da 1 a 21. A queste vanno aggiunte quattro altre tombe già note nella West Valley che, all'epoca, Wilkinson classificò a parte da 1 a 4, ma che oggi vengono indicate con la numerazione progressiva della Valle (da KV22 a KV25, ma note anche come WV22 a WV25).
Altro "dilettante" che ha tuttavia lasciato il suo indelebile ricordo nella storia della Valle dei Re fu James Burton che compì numerosi scavi e il cui impegno contribuì anche alla salvaguardia di alcune delle tombe più importanti come, ad esempio, la KV17, la "Tomba Belzoni", di Seti I. Egli provvide infatti alla costruzione di piccole dighe innanzi all'ingresso e allo svuotamento del pozzo esistente all'inizio della tomba, che era stato riempito da Belzoni per consentire un più agevole svolgersi dei lavori all'interno del sepolcro e che, come nell'antichità, riacquistò perciò il proprio compito di raccolta delle acque piovane le quali, altrimenti, avrebbero invaso la tomba.
A Burton si deve inoltre l'inizio dei lavori di svuotamento della KV20 di Hatshepsut che, sospesi per timore di esalazioni venefiche, venne poi completato, oltre 80 anni dopo, da Howard Carter per conto di Theodore Davis. Burton, inoltre, strisciando in un cunicolo strettissimo, penetrò nella KV5 senza però spingersi oltre e non identificandola, perciò, come quella dei figli di Ramses II e la più grande a oggi scoperta nella Valle. Anche Burton, così come Wilkinson, assegnò un riferimento alle tombe conosciute, ma nel suo caso preferì ricorrere a lettere dell'alfabeto. Il lavoro svolto da Burton non fu mai pubblicato; dopo la sua morte, venne tuttavia raccolto in 63 volumi, oggi al British Museum.
Nel decennio 1820-1830 la Valle dei Re vide un altro appassionato frequentatore: il ricchissimo antiquario Robert Hay, lontano cugino di Burton, che installò la sua base all'interno della tomba di Ramses IV (KV2) non disdegnando di utilizzare quale "stanza per gli ospiti" la tomba KV9 di Ramses VI, nonché altre sepolture per l'alloggiamento del suo seguito. Anche il suo lavoro, come quello di Burton, venne raccolto postumo in 49 volumi oggi alla British Library. A lui si deve inoltre un terzo sistema di catalogazione delle tombe della Valle semplicemente numerate in ordine progressivo in funzione delle sue visite.
Tabella "F": differenti catalogazioni delle tombe
Le grandi spedizioni (1828 - 1840)
L'importanza della ricerca "sul campo" sotto il profilo storico artistico spinse i governi a coinvolgersi nelle spedizioni, fornendo alle stesse una valenza ben diversa che non fosse esclusivamente il profitto o la ricerca privata e inorganica di oggetti e "tesori" svincolati dal contesto.
Rosellini e Champollion
La prima grande spedizione di tale genere può senz'altro identificarsi in quella che Ippolito Rosellini, professore di lingue orientali all'Università di Pisa, intraprese nel 1828 con il finanziamento del Granduca di Toscana. Del corpo di spedizione facevano parte, oltre lo stesso Rosellini, 12 tra architetti e artisti nonché Jean-François Champollion, il decifratore della Stele di Rosetta e dei geroglifici.
La missione approdò a Luxor nel marzo del 1829, dopo tre mesi in Nubia, e si accampò, come era usanza all'epoca, nella tomba di Ramses VI (KV9). Nella Valle dei Re la spedizione sostò per due mesi, copiando e studiando i geroglifici, cosicché Champollion poté dimostrare l'esattezza della sua scoperta. La squadra di Rosellini e Champollion visitò 16 tombe della Valle principale da cui ricopiò tutti i rilievi e i dipinti che sarebbero poi confluiti, nel 1832, nell'opera di Rosellini "I Monumenti dell'Egitto e della Nubia", in nove volumi, in cui appaiono disegni ricchi del colore che all'epoca doveva essere ancora ben visibile sulle pareti delle tombe. Nel 1845 venne pubblicato, postumo, il Monuments de l'Egypte e de la Nubie di Champollion.
Karl Richard Lepsius
Nel 1842 giunse in Egitto, organizzata da Federico Guglielmo IV di Prussia e capeggiata dall'archeologo tedesco Karl Richard Lepsius, una spedizione che soggiornò nel paese per quattro anni (sino al 1845). La missione, di fatto, si proponeva due obiettivi: la salvaguardia dei monumenti e la raccolta di antichità per uno studio sistematico e organico dell'antico Egitto; Lepsius inviò in patria oltre quindicimila pezzi e gli esiti del lavoro vennero pubblicati, tra il 1849 e il 1859, in 12 volumi complessivamente denominati Denkmäler aus Aegypten und Aethiopien (traduzione: Monumenti dall'Egitto e dall'Etiopia).
Nella Valle dei Re, ove la spedizione si stanziò dall'ottobre del 1844 al febbraio 1845, furono mappate e rilevate 25 tombe (21 nella valle principale e 4 nella West Valley), seguendo la numerazione proposta da Wilkinson; vennero inoltre eseguite scientificamente operazioni di svuotamento delle tombe KV7 di Ramses II, KV8 di Merenptah e KV20 di Hatshepsut; per tale approccio scientifico, Lepsius viene oggi considerato il padre della moderna egittologia.
La modernizzazione (1844-1899)
Con la seconda metà dell'Ottocento l'egittologia assunse piena valenza scientifica e si puntò alla difesa del territorio e del suo contenuto archeologico per uno studio sistematico dell'antica civiltà egizia. Non più quindi solo demolizioni brutali di tombe alla ricerca di tesori sepolti, o razzie di oggetti e mummie, ma esame approfondito del contesto in cui determinati oggetti si trovavano, catalogazione dei medesimi, studio sistematico per giungere alla possibile ricostruzione della realtà antica.
Primo egittologo non professionista (era infatti laureato in legge) a basarsi su metodi scientifici di ricerca, fu lo scozzese Alexander Henry Rhind che nel 1855 eseguì scavi sistematici nella Valle dei Re senza esito.
Auguste Mariette
In tale nuovo approccio egittologico deve inquadrarsi anche la figura del francese Auguste Mariette, inviato nel 1850 in Egitto dal Louvre con il preciso scopo di reperire antichi papiri copti. Lo scopo principale della sua missione non venne raggiunto, ma altre scoperte, tra cui il Serapeo, ovvero il luogo di sepoltura dei sacri tori Api, furono alla base di quel che in seguito divenne il Museo Egizio.
Rientrato in Francia, tornò infatti in Egitto nel 1857 divenendo, nel 1858, il primo direttore del Museo di Bulaq da cui deriverà, nel 1902, il Museo Egizio del Cairo. A lui, e al suo successore Gaston Maspero, subentrato alla sua morte nella direzione del museo, si deve anche l'istituzione dell'Egyptian Antiquities Service (il Servizio egiziano delle antichità archeologiche).
Lefébure e Loret
Con l'assunzione della direzione del museo e del servizio delle antichità egizie da parte di Gaston Maspero, l'incarico di direttore della missione archeologica francese venne assunto, nel 1881, da Eugène Lefébure.
Nel gennaio 1883 raggiunse la Valle dei Re, installò il proprio campo base nella tomba KV2 di Ramses IV, e ad aprile dello stesso anno aveva già copiato, per intero, tutti i geroglifici della tomba KV17 di Seti I. Nel giro di quattro anni pubblicò due volumi dal titolo Les hypogées royaux de Thèbes contenenti, tra l'altro, le prime planimetrie di 8 tombe non ancora numerate.
A Maspero, nel 1886, subentrò, quale direttore del servizio delle antichità, Eugène Grébaut cui successe, nel 1892, Jacques de Morgan che resse l'incarico fino al 1897, quando fu a sua volta sostituito da Victor Loret.
Loret operò nella Valle dei Re dal 1898 al 1899 aggiungendo 16 tombe alla cartografia locale di cui solo cinque già note dall'antichità. Sfortunatamente, il materiale documentale lasciato da Loret è molto scarso e si è in possesso solo dei rapporti preliminari delle due tombe di Amenofi II (KV35) e di Thutmose III (KV34). Solo a partire dagli anni settanta del XX secolo, inoltre, si è a conoscenza di una planimetria di Loret, scoperta al Brooklyn Museum, con annotazioni di Charles Edwin Wilbour.
Tabella "G": tombe aggiunte da Loret
I grandi scopritori (1900 - 1922)
Con il nuovo secolo e l'ormai assestata cultura egittologica, la Valle dei Re vedrà intensificarsi ancora più l'attività di scavo, da cui scaturiranno alcune delle più importanti scoperte archeologiche, a cura ancora di "avventurieri" a caccia prevalentemente di fama e tesori nascosti, ma anche, tra gli altri, di colui che nel mondo rappresenta forse il prototipo dell'archeologo "scientifico": Howard Carter.
Howard Carter (1900-1904)
Nel 1899 Gaston Maspero, dopo un intervallo di 13 anni, tornò al suo incarico di direttore del servizio delle antichità. Se è pur vero che l'attività di Victor Loret era stata prodiga di scoperte, fu proprio Maspero, o più esattamente il giovane archeologo da lui protetto, Howard Carter, che diede il massimo impulso alla ricerca archeologica egiziana e della Valle in particolare. Nel 1899 Carter, che aveva 25 anni e già vantava quasi otto anni di esperienza di scavo, venne nominato capo ispettore delle antichità dell'Alto Egitto. Il suo primo ritrovamento nella Valle avvenne nell'inverno del 1900: si trattava della tomba KV42, originariamente incominciata per la Regina Hatshepsut-Meryetre (moglie di Thutmose III), poi destinata al nobile Sennefer, "sindaco" dell'antica Tebe durante la XVIII Dinastia. Alcuni oggetti di questa tomba, ma non la tomba stessa, erano stati rinvenuti precedentemente durante gli scavi di Loret.
Proseguendo nei suoi scavi nella Valle, nel gennaio 1901 Carter scoprì la KV44 contenente sette differenti corpi, verosimilmente appartenenti a una famiglia nobile della XXII Dinastia.
Nel 1903 Carter portò a compimento l'immane lavoro di svuotamento di quella che, con i suoi oltre 200 m, è la tomba più lunga della Valle, la KV20 della Regina/Re Hatshepsut.
L'approccio scientifico di Carter derivava anche dal convincimento che più importante che scoprire nuovi tesori nascosti, fosse il preservare e restaurare quanto era già stato scoperto. Nella campagna 1901-1902 si dedicò, perciò, alla conservazione e restauro delle strutture tombali, nonché delle suppellettili, dei sepolcri di Amenofi II (KV35), Ramses I (KV16), Ramses III (KV11), Ramses VI (KV9), Ramses IX (KV6), impegnando somme considerevoli ottenute da donatori tra i quali l'avvocato americano Theodore Davis, l'industriale chimico Robert Mond e una non meglio nota Mrs. Goff.
Una delle innovazioni che va senz'altro a merito dell'ispettore Carter fu l'illuminazione con luce elettrica, nel 1903, di sei delle tombe più note con installazione del generatore nella tomba KV18 (incompiuta e prevista, forse, per Ramses X).
Tabella "H": illuminazione delle tombe 1903
Nel 1903-1904 Carter proseguì nello svuotamento dai detriti della KV8 di Merenptah e nella salvaguardia della KV15 di Seti II.
Alla fine del 1904, ultimato il suo periodo come capo ispettore delle antichità dell'Alto Egitto, Carter, visti anche i positivi risultati conseguiti, venne trasferito, con il medesimo incarico, nel Basso Egitto.
Theodore Davis
Appartenente più alla categoria degli avventurieri che a quella degli egittologi fu il finanziere e avvocato statunitense Theodore Davis. Fin dal 1889 questi navigava lungo il Nilo, ma la passione per lo scavo archeologico lo colpì solo molto più tardi, nel 1902/3.
Benché a lui si debbano molte delle scoperte più importanti della Valle dei Re, tuttavia non si può tacere che i suoi metodi di ricerca, scavo, documentazione e conservazione siano stati quanto meno superficiali. Verosimilmente la passione per l'archeologia gli venne suggerita dallo stesso Carter che a lui si appoggiò, viste le risorse economiche di cui disponeva, per essere sovvenzionato nelle sue attività di scavo nella Valle. Grazie alle sovvenzioni di Davis, Carter scoprì, nel gennaio 1903, la tomba di Thutmose IV, KV43; successivamente, nel febbraio 1903, Carter pose mano allo sgombero della KV20 di Hatshepsut che durò fino al febbraio 1904 quando, destinato ad altro incarico, Carter lasciò la Valle.
Le sovvenzioni di Davis, tuttavia, continuarono con il suo successore, James Edward Quibell, che nel 1905 scoprì la KV46 di Yuya e Tuia. Le interferenze di Davis nei lavori di scavo divennero tuttavia così pressanti che Quibell se ne lamentò con Maspero, temendo i danni che potevano essere causati alla Valle. Maspero, dal suo canto, si dimostrò alquanto debole in questo caso e, poco tempo dopo la scoperta della KV46, Quibell venne sostituito nell'incarico di capo ispettore da Arthur Weigall, consentendo a Davis di acquisire un potere sempre più ingestibile.
Fu così che Davis dapprima si limitò a contribuire economicamente per poi giungere all'idea di divenire a sua volta archeologo.
Se il valore di un archeologo si misurasse in numero di scoperte, sicuramente Davis meriterebbe uno dei primi posti, ma non si può tacere che i metodi utilizzati, la scarsa esperienza, l'arroganza più volte dimostrata solo mitigata dall'affiancamento di valenti archeologi professionisti, siano stati alla base di risultati concreti di molto inferiori a quanto il valore delle scoperte avrebbe lasciato sperare.
Avendo Davis deciso di intraprendere in proprio l'attività di scavo, Arthur Weigall riuscì diplomaticamente a convincerlo a farsi affiancare da un archeologo professionista. Fu così che nel 1905, Davis si fece dapprima affiancare da un giovane archeologo, Edward Russell Ayrton. Questi, che di certo aveva metodo nella ricerca e ben conosceva il giusto criterio di scavo, sotto la continua pressione di Davis si dedicò a parecchi siti, abbandonandoli poi, per disposizione dello stesso Davis, senza poter approfondire le sue ricerche.
Le scoperte forse più famose di Ayrton e Davis in questo periodo si devono ritenere una piccola coppa in fajence iscritta con il prenome (Titolatura reale dell'antico Egitto) di Tutankhamon: Neb-Kheperu-Ra, che confermò agli archeologi l'effettiva esistenza di un re di tal nome, e un ostrakon con la rappresentazione dell'estinto elefante siriano dalle caratteristiche piccole orecchie. Nel 1905 Ayrton, sotto lo stretto controllo di Davis, incominciò l'esame sistematico di tutte le colline della Valle dei Re, effettuando così numerose scoperte; oltre a una grande quantità di oggetti, tra cui una scatola in fajence con il nome di Horemheb, scoprì la tomba di Siptah (KV47, nonché la KV48 di Amenepimet visir sotto Amenofi II; la KV49) forse dello scriba Butehamon; la KV50, la KV51, la KV52 contenenti animali mummificati.
Nel 1906 provvide allo svuotamento della KV19 di Montuherkhepeshef; fu quindi la volta della KV53 e, ancora una volta, Davis e Ayrton sfiorarono Tutankhamon quando scoprirono il pozzo KV54, che conteneva oggetti e residui dei materiali di imbalsamazione di quel sovrano. In tale occasione Davis dichiarò che quella era certamente la tomba di Tutankhamon e che era inutile perciò proseguire in quella ricerca.
Ancora al 1906 risale la scoperta della KV55 che Davis caparbiamente volle assegnare alla regina Tiy. Non esiste purtroppo documentazione dello scavo e, quando esiste, è stata compilata a posteriori, molto dopo i lavori, riportando contraddizioni tra differenti versioni; la tomba venne svuotata con grave danno per le suppellettili, che erano già gravemente danneggiate per le infiltrazioni piovane succedutesi nei millenni.
Nel gennaio 1908 Ayrton portò alla luce la KV56, una semplice tomba appartenente forse a un figlio di Seti II, in cui vennero rinvenuti svariati oggetti di gioielleria in oro, tanto che la tomba è anche nota come Tomba d'Oro, e argento.
Nel febbraio dello stesso 1908 fu la volta della KV57 di Horemheb, dopo di che Ayrton interruppe la collaborazione con Davis.
Davis sostituì immediatamente Ayrton con Ernest Harold Jones, archeologo non professionista (era in realtà un disegnatore), che nella campagna 1908/9, completò lo svuotamento di alcune tombe già note e scoprì la KV58 contenente alcune suppellettili e frammenti di foglia d'oro provenienti dalla tomba KV23 di Ay.
Nel 1910 Jones, minato dalla tubercolosi (morirà l'anno successivo), lasciò la Valle e venne sostituito da Harry Burton, fotografo. Nel 1912 Burton svuotò la KV3, mentre nel 1913/1914 si dedicò allo svuotamento della KV7 di Ramses II, ma dovette sospendere il lavoro a causa dei depositi alluvionali presenti nella tomba, che si erano pietrificati nel corso dei millenni.
Nel 1912, intanto, Davis aveva dichiarato: "temo che la Valle delle Tombe sia ormai esaurita".
Tabella "I": scoperte di Davis
Carnarvon - Carter (1915-1922)
Carter, che intanto aveva lasciato nel 1905 l'incarico di capo ispettore del Basso Egitto, ritornò nella Valle dei Re nel 1914 essendo stato assunto quale esperto archeologo da Lord Carnarvon.
Le ricerche, e le scoperte, di Davis si erano specialmente indirizzate nella parte "visibile" della Valle dei Re; Carter, più esperto, riteneva invece che, considerati i depositi alluvionali accumulatisi nel corso dei millenni, molto fosse ancora da scoprire scavando e raggiungendo lo strato "0", ovvero quello che doveva effettivamente essere il piano di calpestio all'epoca in cui le sepolture erano state eseguite. L'archeologo britannico era inoltre convinto che la tomba KV54, al contrario di quanto supposto da Davis, non fosse l'effettiva sepoltura del Re fanciullo Tutankhamon, ma che questa fosse ancora da scoprire. Nel 1912, inoltre, aveva acquistato da un antiquario locale, per conto del suo finanziatore tre placche da bracciali che ne recavano i titoli regali e che erano stati dichiaratamente rinvenuti nei pressi della tomba di Amenofi III (KV22).
Nel 1915 perciò, sovvenzionato da Lord Carnarvon, che nel frattempo aveva ottenuto una concessione di scavo nella Valle dei Re, Carter riprese le operazioni di svuotamento della KV22, rinvenendo ulteriori tracce del giovane sovrano in un deposito funerario nei pressi della tomba. L'interesse di Carnarvon si fece maggiore e Carter incominciò nuovi lavori di scavo interrotti, tuttavia, dallo scoppio della prima guerra mondiale.
Alla ripresa degli scavi, nel 1917, Carter rinvenne nei pressi della tomba di Ramses VI (KV9) dozzine di ostraka e una serie di elenchi del materiale che era stato sepolto con il VI dei Ramses, nonché alcuni vasi di unguenti da imbalsamazione usati per Merenptah tanto che ebbe a dichiarare: "stiamo scavando in aree mai toccate e non sappiamo cosa possa esserci".
Essendo tuttavia interesse primario di Lord Carnarvon il reperimento di materiale per la sua collezione privata, questi giunse alla decisione di ritirare la concessione per la campagna 1921-1922. Appreso la decisione di Carnarvon, Carter lo raggiunse in Inghilterra (nell'ottobre 1922) e gli propose di mantenere la concessione ancora un altro anno, offrendosi di pagare le spese di tasca propria.
Ottenuto il benestare del finanziatore, Carter rientrò alla Valle dei Re alla fine di ottobre del 1922, spostando il cantiere di scavo proprio nel triangolo prospiciente la tomba di Ramses VI.
Il 4 novembre 1922, scavando sotto i resti di alcune antiche capanne che gli operai avevano costruito quale riparo durante i lavori di realizzazione della sovrastante tomba di Ramses VI, venne scoperto il primo gradino di una scala che adduceva alla tomba, pressoché intatta, di un oscuro Faraone della XVIII Dinastia, neppure riportato nelle liste reali: Tutankhamon. La tomba venne classificata con la sigla KV62 e fu l'ultima scoperta nella Valle almeno fino al febbraio 2006.
Tabella "J": lavori di Carter per conto di Lord Carnarvon
Tabelle di compendio
Per completezza dell'argomento, alcune vicende inerenti la storia della Valle possono essere compendiate in tabelle; così, qui di seguito,si riportano quelle relative ai pozzi segnalati nella Valle, ma di cui spesso si sono perse le tracce, o le più note azioni di ruberia subite da alcune delle principali tombe.
Tabella "K" dei Pozzi
La superficie della Valle dei Re è butterata da altri scavi, oltre le tombe, che costituivano o semplici pozzi/magazzino o inizi di tombe mai proseguite che, per minor importanza o per palese insussistenza di ulteriore sviluppo archeologico, non hanno dato luogo a scavi specifici. Data la scarsa rilevanza questi, salvo un paio di casi, sono stati generalmente indicati con la sigla KV (WV se ubicati nella West Valley) seguita da lettera dell'alfabeto; nella stragrande maggioranza dei casi, inoltre, pur conoscendone l'esistenza, non sono stati rilevati né mappati o se ne sono addirittura perse le tracce.
Furti nella Valle
Le tombe egizie, in genere, e quelle della Valle dei re in particolare, furono oggetto di ruberie. Dall'esame archeologico, nonché da riscontri dei papiri giudiziari relativi a procedimenti contro ladri e complici (talvolta anche nell'entourage degli stessi addetti alla tutela della Valle), è possibile concentrare gli episodi sostanzialmente in due specifici periodi:
- uno coincidente con la fine della XVIII dinastia a seguito della quale vennero attenzionate, in special modo, le tombe di Tutankhamon (KV62), di Thutmose IV (KV34) e, forse, di Amenofi III (KV22);
- una fase più estesa temporalmente durante la XX dinastia anche a causa di periodica corruzione della classe amministrativa, di ripetute carestie e delle incursioni libiche.
Numerosi sono i testi, su papiro, relativi a indagini o procedimenti contro ladri i più importanti dei quali sono compendiati nella tabella "L".
Tabella "L": papiri giudiziari
Tabella "M": Furti nelle tombe reali
WN A: la tomba di Inhapi e DB320
Apparentemente slegate dall'argomento di questa voce possono apparire i complessi tombali DB320 e WN A; il primo posizionato nella valle di Deir el-Bahari e il secondo costituito dalla tomba rupestre molto verosimilmente della regina Ahmose-Inhapi, sposa del re Seqenenra Ta'o. WN A (localmente conosciuta come Bab el-Muallaq, ovvero "la tomba sospesa") di fatto, all'atto della scoperta (avvenuta nel 1931/32), conteneva mummie di età romana. Tali siti acquistano, tuttavia, particolare importanza nella storia della Valle dei Re là ove si consideri che DB320 divenne il ricovero di oltre 50 mummie di re, regine e funzionari qui traslate da altre tombe, e WN A (a poco più di 750 m da DB320) venne quasi sicuramente utilizzata come deposito "provvisorio" prima dello spostamento di altri corpi in sepolture successive. Lo studio di etichette, graffiti e iscrizioni all'interno, o nei pressi, delle tombe, o dei vari "magazzini", come DB320 e WN A, o come la KV35, consentono di seguire gli spostamenti dei vari corpi fino alla loro destinazione finale.
Tabella "N": spostamenti delle mummie reali
[X = sepoltura corretta; ==>x = spostamento; ==>O = posizione finale]
Source: https://it.wikipedia.org/wiki/Valle_dei_Re
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Luxor
Egitto
Lat: 25.740163803 - Lng: 32.601409912