Description
Valencia (in castigliano pronunciato [baˈlenθia], in valenciano València, pronunciato [baˈlensia], e nota in italiano anche come Valenza) è la terza città della Spagna per numero di abitanti, dopo Madrid e Barcellona. Capoluogo della Comunità Valenciana o Valenzana (Comunitat Valenciana), o Paese Valenciano (País Valencià), è situata sulla costa orientale della Spagna e viene chiamata comunemente dai valenziani Cap i Casal. La popolazione della città è di 786.424 abitanti (2014); l'area metropolitana ha 1.774.201 abitanti in 1.407 km², con una densità di 1.261 ab./km².
È situata presso la foce del fiume Turia.
Monumenti e luoghi d'interesse
In conseguenza della sua ricca storia e delle varie culture che l'hanno interessata, la città di Valencia è di per sé un museo a cielo aperto, in cui coabitano edifici monumentali centenari e costruzioni ultramoderne.
Architetture religiose
- Cattedrale di Valencia; consacrata nel 1228 dopo la Reconquista, è dedicata all'Assunzione di Maria e venne costruita sull'antica moschea di Balansiya
- Basilica della Vergine; è il santuario della Vergine degli indifesi, patrono di Valencia e dell'antico Regno di Valencia
- Chiesa di Santa Caterina; costruita su una moschea precedente, acquisì il rango di parrocchia nel 1245
- Real Parroquia de los Santos Juanes; è stata costruita su una moschea esistente prima del 1240
- Chiesa di San Nicolás de Bari y San Pedro Mártir; edificata nel 1942 dopo la riconquista di Jaime I, questa parrocchia è famosa per gli affreschi di Antonio Palomino, finiti di restaurare nel 2016
Architetture civili
- La Lonja de la Seda, dichiarata Patrimonio dell'umanità dall'Unesco, è certamente una delle principali attrazioni di Valencia. In stile gotico, fu costruita nel 1469, anche se i lavori continuarono poi fino al XVI secolo.[4]
- Plaza de Toros; costruita in stile neoclassico tra il 1850 e il 1860, è un'arena che si ispira agli anfiteatri romani come anche il Colosseo
- Torres de Serrans; una delle dodici porte di Valencia, in stile gotico valenzano Con Torres de Quart è l'unica porta ancora esistente dopo l'abbattimento delle mura avvenuto nel 1865
- Torres de Quart; una delle porte della città ancora esistente, assieme alla Torre de Serrans
- Palacio de la Generalidad Valenciana; del XV secolo e in stile gotico valenzano, è ora sede del governo della Comunità Valenzana
- Palacio del Marqués de Dos Aguas; in stile rococò, fu costruito attorno al 1740, ed è ora la sede del Museo della Ceramica González Martí
- Casa consistorial de Valencia; sede del consiglio comunale, fu costruita in stile neoclassico tra il 1758 e il 1763
Architetture contemporanee
- Parco oceanografico di Valencia
- L'Hemisfèric
- Puente de las Flores
- L'Ombracolo
- Puente de la Exposicion
Gastronomia
Il piatto più noto della cucina valenciana è la paella. Si tratta di una preparazione a base di riso, zafferano e olio d'oliva, che prende il nome dal recipiente di metallo in cui viene cotta, detto in valenciano paellero. Questo piatto, che internazionalmente viene associato alla cucina spagnola, è originario proprio di Valencia, e si è diffuso nel resto della Spagna solo a partire dalla fine del XIX secolo. Ne esistono ormai numerose varianti, ma la ricetta tradizionale, che ha preso il nome di "paella alla valenciana", è condita con carne (pollo e coniglio, costine di maiale e polpettine di carne con pinoli) e verdure (principalmente pomodoro e taccole).
Altre varianti della tipica paella sono l'Arroz a banda, piatto tipico dell'Albufera (valli a sud di Valencia) da mangiare accompagnata con la salsa Aioli, e la Fideuá, paella fatta con la pasta tipo gramigna e pesce (si racconta che la fideuá sia nata perché alcuni pescatori andati al largo a pescare, all'ora di pranzo decisero di preparare una paella, ma accortisi che non avevano con sé il riso, decisero di prepararla con ciò che avevano: la gramigna).
Un'altra specialità tipica di Valencia è l'horchata, una bevanda rinfrescante preparata con acqua, zucchero e chufa, un tubercolo di una pianta, il Cyperus esculentus, diffusa nella piana di Valencia. Tradizionalmente si consuma come spuntino assieme a un paio di fartons, "brioche" tipiche di forma allungata. Viene servita nella maggior parte dei bar, nei chioschi ambulanti, nonché in locali dedicati detti appunto horchaterías: l'originale e migliore horchata è possibile degustarla in una delle numerosissime horchaterie (la più famosa è "Daniel") di Alboraya, una piccola cittadina adiacente a Valencia.
Esiste anche l'Agua de Valencia, che letteralmente significa "acqua di Valencia", in realtà è un cocktail a base di succo d'arancia, cava (lo spumante spagnolo), gin e vodka.
Cultura
Valencia è famosa per Las Fallas (Les Falles, in valenciano): una festa popolare che si celebra in onore a San Giuseppe tra il 15 ed il 19 marzo, per la paella valenciana, per "l'horchata de chufa" (in valenciano "orxata") e per la nuova Città delle arti e delle scienze.
Inoltre, a Valencia ha luogo ogni anno il prestigioso Certamen Internacional de Bandas de Música Ciudad de Valencia, una manifestazione (1886) considerata dagli esperti il più prestigioso concorso per orchestre di fiati dopo il World Music Contest di Kerkrade (Paesi Bassi).
Lo scrittore valenciano Vicente Blasco Ibáñez raccontò la città e il suo circondario in cinque romanzi: Arroz y tartana (1894), Flor de Mayo (1895), La barraca (1899), Entre naranjos (1900), Cañas y barro (1902).
Università
A Valencia esistono due università pubbliche. La storica Universitat de València (UV), fondata nel 1499 col nome di Estudi general, ha tre campus principali ed è molto attiva in quasi tutti i campi del sapere. La si indica spesso col nome di "Universidad Literaria" per distinguerla dalla più recente Universidad Politécnica de Valencia (UPV), creata nel 1968 e più legata alla scienza e la tecnologia. Esistono, inoltre, due università private, la Universidad Católica de Valencia e la Universidad Europea de Valencia, inaugurate rispettivamente nel 2003 e nel 2007) e una sede della UNED Universidad Nacional de Educación a Distancia).
Un'altra università che ha sede a Valencia è la privata Università CEU Cardenal Herrera (CEU) fondata nel 1999.
La città ha inoltre una Escuela Oficial de Idiomas, un Conservatorio Superiore di Musica e un Conservatorio Superiore di Danza. Valencia, infine, è sede di un campus della Berklee School of Music ed è sede principale di Musikeon, istituzione di riferimento per la formazione musicale specializzata nel mondo di lingua spagnola.
Musei e zoo
Valencia conta una cinquantina tra musei e sale espositive.
- IVAM, Instituto Valenciano de Arte Moderno
- Centre del Carme - Museo di belle arti di Valencia
- MUVIM, Museo valenciano dell'illuminismo e modernità
- Città delle Arti e delle Scienze
- Museo dell'Almoina
- Museo di preistoria di Valencia
- Bioparc Valencia
Infrastrutture e trasporti
I trasporti pubblici sono forniti dalla Ferrocarrils de la Generalitat Valenciana (FGV) che opera con la metropolitana di Valencia (6 linee miste) e altri servizi di treni, tram e autobus. L'Aeroporto di Valencia è situato a 9 km a ovest dalla periferia di Valencia raggiungibile con la metro 3 e 5. In centro alla città è presente la stazione ferroviaria del nord, capolinea delle Cercanías di Valencia.
La città è collegata con l'Alta Velocità AVE di Renfe a Barcellona e Madrid direttamente dalla nuova stazione Joaquin Sorolla inaugurata recentemente.
Storia
Origine del nome
I Romani, che fondarono la città nel II secolo a.C., la chiamarono Valentia Edetanorum, toponimo che significa "città forte degli Edetani", una tribù iberica insediata nella zona.
Sotto i Mori fu nota come Balansiya. Tramite cambiamenti di suono regolari è diventata quindi Valencia.
Attualmente viene ufficialmente riconosciuta la denominazione bilingue València/Valencia, che vale anche per la provincia omonima. Colloquialmente in valenciano la città è chiamata anche Cap i Casal, ossia capitale.
I Romani
Valentia Edetanorum venne fondata dai romani nel 138 a.C., sotto il console Decimo Giunio Bruto Callaico, lungo la riva destra del fiume Turia, sul luogo di un antico insediamento iberico. Nel 75 a.C. la città fu distrutta nel corso della guerra tra Pompeo e Sertorio, e il sito abbandonato per almeno cinquant'anni. A metà del I secolo d.C. la città rifiorì, con l'arrivo di nuovi abitanti dalle zone vicine, l'ampliamento urbano e la costruzione di grandi opere pubbliche.
Con la crisi dell'Impero romano nel III secolo per Valencia iniziò un lungo periodo di decadenza. Il numero degli abitanti diminuì, interi quartieri si spopolarono, le infrastrutture pubbliche caddero in abbandono. A quel periodo si può far risalire la prima comunità cristiana a Valencia, che ebbe in San Vincenzo martire, ucciso nel 304, la sua prima figura di riferimento. Fu proprio la chiesa, nei secoli successivi, a riempire il vuoto di potere lasciato dall'impero, prendendo in mano l'amministrazione della città e dando impulso ad un parziale recupero urbano con la costruzione di templi cristiani sui ruderi di quelli romani.
I visigoti
All'inizio del V secolo cominciarono le invasioni dei visigoti nella penisola iberica, che dominarono fino al 711, quando furono cacciati dagli arabi. Nel periodo visigoto Valencia assunse importanza dal 554 al 625, quando, grazie alla sua posizione strategica, fu sede di contingenti militari e fortificazioni contro le truppe dell'Impero Romano d'Oriente. Queste ultime erano riuscite infatti a portare la frontiera dell'Hispania bizantina fino a una ventina di chilometri a sud della città, a ridosso del fiume Xúquer (Júcar).
Gli arabi
Nel 711 il regno dei visigoti venne schiacciato dall'invasione araba e berbera. Valencia, ovvero Balansiya (la denominazione in uso presso i musulmani) progressivamente assorbì gli usi, la lingua, la cultura e la religione dei suoi nuovi abitanti. Anche l'assetto urbanistico cambiò: fu costruito il palazzo della Rusàfa (che, riprendendo il nome d'una residenza califfale a Damasco, diede il nome a uno dei quartieri della città), venne creata una prima cerniera di coltivazioni al di fuori della città (in corrispondenza dell'attuale barrio del Carmen) e l'antica sede episcopale visigota fu convertita nella piazza della residenza del governatore (wālī), nominato dal califfo di Cordova nel periodo del califfato di Cordova.
Valenzia tornò in auge dopo la caduta degli Omayyadi di Cordova nel 1010, con la creazione di una propria taifa o regno indipendente che si organizzò grazie a due liberti di Almanzor (al-Mansūr Ibn Abī 'Āmir), il grande Reggente dell'ultimo periodo califfale. Dopo la morte del primo, Mubārak, il secondo (Muzaffar) fu cacciato dalla popolazione che chiamò alla guida del regno valenciano Labīb, anch'egli un affrancato di origine slava che si pose sotto la protezione del conte di Barcellona.
Nel corso delle agitate vicende che contrassegnarono per i musulmani la seconda metà dell'XI secolo, Valencia dovette difendersi dal sovrano Ferdinando I di Castiglia, alleato per l'occasione al sovrano musulmano di Toledo, al-Mà'mūn ibn Dhū l-Nūn che riuscì però a detronizzare il giovane sovrano valenciano 'Abd al-Malik ibn 'Abd al-'Azīz, detto al-Muzaffar (il Trionfatore).
Dopo un periodo in cui Valencia fu governata dai signori musulmani di Toledo, la città cadde sotto il controllo del re di Castiglia Alfonso VI nel 1085. La città in tutto questo periodo si ampliò e fu necessario costruire una nuova cinta muraria. Nel 1094 Rodrigo Díaz de Vivar, detto El Cid, conquistò Valencia (la sua vittoria venne immortalata nel poema Cantar de mio Cid), ma la città ritornò ancora una volta sotto controllo musulmano quando, nel 1102, l'arrivo dei berberi Almoravidi dal Nordafrica mutò ancora gli equilibri istituzionali del regno, con la conquista di Valencia, abbandonata dalla vedova di El Cid, Jimena, dopo essere stata data alle fiamme. Fino a metà del XII secolo Valencia fu retta da governatori almoravidi e, dopo un breve periodo in cui la città recuperò una sua autonomia legando la sua sorte a quella di Murcia, Valencia si pose per 4 anni sotto la sovranità di Ibn Mardanīsh prima di ribellarsi a lui. Con l'arrivo dal maghreb dei soldati berberi musulmani degli Almohadi verso il 1172, Valencia perse di nuovo la sua indipendenza fino al 28 settembre 1238 allorché la città cadde definitivamente nelle mani del re aragonese Giacomo I d'Aragona entrando definitivamente a far parte dei suoi domini.
Il regno di Valencia
Dopo, nel secolo XIV/XV, il re diede alla città una nuova bandiera: quattro sottili bande rosse orizzontali su campo giallo con a sinistra un'ornata banda verticale azzurra. Il drappo rappresentava l'Aragona (la cui bandiera era formata da quattro strisce rosse verticali su campo giallo) che raggiungeva il mare. La punta dell'asta della bandiera era decorata con un pipistrello (rat penat), simbolo del regno, che sarebbe poi stato aggiunto, a partire dal XVI secolo, allo stemma della città.Re Giacomo I di Aragona conquistò la città nel 1238, sconfiggendone il governatore Zayyan ibn Mardanish, e la incorporò nell'appena costituito Regno di Valencia, uno dei regni che formavano la Corona d'Aragona. Dopo cinque secoli finiva così la dominazione araba, e gli abitanti musulmani furono presto espulsi dalla città. Il Re promulgò nuove leggi per la città, note come els Furs, che in seguito vennero estese a tutto il regno.
Il secolo XIV fu abbastanza travagliato per Valencia. La peste nera del 1348 e le successive epidemie ne dimezzarono la popolazione. Venne costruita una nuova cinta muraria per difendersi dagli attacchi dei castigliani, che vennero respinti per due volte, nel 1363 e nel 1364. Come riconoscimento, il re concesse alla città il titolo di dos veces leal ("due volte leale"), rappresentato dalla due L che tuttora campeggiano nello stemma cittadino. Nel 1391, in seguito ad un tumulto popolare, gli ebrei che vivevano in città furono cacciati o costretti a convertirsi forzatamente al cristianesimo.
Il secolo d'oro
A un periodo così negativo seguì uno straordinario rinascimento economico e culturale, al punto che il XV secolo è chiamato "il secolo d'oro valenciano".
Grazie al suo porto sul Mediterraneo, Valencia divenne uno dei principali centri commerciali d'Europa. Già dal 1283 era attivo il Consolat de Mar, istituzione mercantile che regolava il commercio marittimo. Nel 1408 venne creata anche la Taula de Canvis i Deposits, una banca municipale destinata a finanziare le attività mercantili. Furono i banchieri valenciani a prestare denaro a Isabella I di Castiglia per il viaggio di Cristoforo Colombo del 1492. La Lonja de la Seda (la Borsa della Seta), edificio gotico destinato alle contrattazioni mercantili, venne costruita alla fine del secolo; il monumento, simbolo del potere e del prestigio di Valencia in quell'epoca, è stato inserito dall'UNESCO nella lista dei Patrimoni dell'umanità.
Lo sviluppo economico favorì le arti e la cultura. A Valencia si trovava la prima pressa da stampa della penisola iberica; nel 1478 venne stampata la prima Bibbia in una lingua neolatina, attribuita a Bonifaci Ferrer. Lo scrittore Joanot Martorell, autore di Tirant lo Blanch, ed il poeta Ausiàs March furono famosi valenciani dell'epoca. La città si arricchì di monumenti: oltre alla Lonja, risalgono a quel periodo il Micalet (il campanile della cattedrale di Santa Maria) e le Torres dels Serrans.
L'età moderna
Ironia della sorte, la spedizione di Colombo finanziata dai capitali valenciani determinò la fine del periodo d'oro della città. Con la scoperta dell'America l'asse del commercio mondiale si spostò dal Mediterraneo all'Oceano Atlantico. Valencia rimase fuori dalle principali rotte internazionali, e l'attività mercantile si contrasse notevolmente.
La città perse di importanza economica e culturale. Nei due secoli seguenti passò vicende storiche analoghe a quelle di altre città spagnole: l'Inquisizione, la Controriforma, il processo di castiglianizzazione, l'espulsione degli ultimi ebrei e arabi, le crescenti proteste popolari contro la monarchia e la nobiltà.
Durante la guerra di successione spagnola, Valencia si schierò con Carlo d'Austria. Dopo la vittoria dei Borboni nella battaglia di Almansa il 25 aprile 1707, la città ed il regno persero i privilegi (els Furs) concessi quattro secoli prima da Giacomo I d'Aragona e dovette accettare le leggi e gli usi della Castiglia.
Nel XVIII secolo ci fu una ripresa economica legata alle attività manifatturiere, in particolare l'industria tessile della seta che, secondo fonti dell'epoca, dava lavoro (anche grazie all'indotto) a più di 25.000 persone. Il porto rimaneva però in disuso, al punto che le sete prodotte a Valencia venivano trasportate via terra fino a Cadice, dove poi venivano imbarcate ed esportate nel resto del mondo.
Dopo lo sconvolgimento della Rivoluzione Francese, e l'insurrezione popolare di Madrid del 2 maggio 1808, anche i valenciani presero le armi e si sollevarono il 23 maggio 1808. Resistettero per due volte agli assalti delle truppe di Napoleone, ma al terzo attacco, il 9 gennaio 1812, i francesi riuscirono ad entrare in città. Se ne andarono un anno dopo.
Il re Ferdinando VII rientrò in Spagna nel 1814 proprio da Valencia, e ripristinò la monarchia assoluta. Seguì un periodo di forti conflitti tra opposte fazioni in tutta la Spagna. A Valencia il rappresentante del re venne incarcerato e giustiziato nel 1820 all'inizio del cosiddetto "triennio liberale", a cui seguì dal 1823 al 1833 un decennio di restaurazione e repressione.
La morte di Fernando VIII nel 1833 pose fine alla monarchia assoluta. Si aprì così un'epoca di grandi cambiamenti per tutta la Spagna, quindi anche a Valencia, con la riforma delle cariche pubbliche e dell'amministrazione statale e locale. Grazie anche all'economia fiorente, la popolazione raddoppiò e la città si espanse, incorporando i paesi della periferia. Vennero realizzate importanti infrastrutture, tra cui la rete dell'acqua potabile nel 1850 e della corrente elettrica nel 1882. Nel 1865 vennero abbattute le antiche mura cittadine, e cominciò l'urbanizzazione delle zone a ovest e a sud del centro storico. Fu creato il quartiere modernista dell'Ensanche o Eixample. Nella seconda metà del secolo nacque un movimento di riscoperta della lingua e delle tradizioni valenciane, detto Renaixença.
Il XX secolo
Il boom edilizio continuò nei primi decenni del secolo successivo. Vennero costruiti il mercato centrale e il mercato Colon; nel 1921 venne terminata la stazione ferroviaria detta Estación del Norte. L'economia fiorente si basava principalmente sull'agricoltura (soprattutto agrumi, esportati in tutto il mondo), sulla metallurgia e sull'industria di lavorazione del legno.
Nel novembre 1936, dopo la caduta di Madrid nella guerra civile spagnola, la capitale della Repubblica venne spostata a Valencia. La città soffrì per oltre due anni il blocco e l'assedio delle forze di Francisco Franco, che entrarono in città il 30 marzo 1939. Il periodo postbellico fu duro per i valenciani, a cui il regime tolse anche la libertà linguistica: parlare o insegnare il valenciano era proibito, usare tale lingua era un reato.
Il 14 ottobre 1957 il fiume Turia straripò, uccidendo molti valenciani in quella che viene considerata la peggiore alluvione della storia della città. In seguito il fiume venne deviato lungo un corso alternativo, lontano dalla città; il vecchio letto asciutto venne convertito in un parco, il Jardin del Turia, che attraversa la città e ne è una delle principali attrattive.
Dopo la morte di Franco nel 1975 e l'approvazione della Costituzione spagnola nel 1978, venne riconosciuta alla Comunità Valenciana, di cui Valencia è capoluogo, lo statuto di autonomia.
Tra la fine del XX secolo e l'inizio del XXI secolo a Valencia sono stati realizzati numerosi progetti architettonici e urbanistici, che hanno trasformato ulteriormente la città. Il più imponente è la Città delle Arti e delle Scienze, un nuovo quartiere a sud est del centro progettato dall'architetto valenciano Santiago Calatrava.
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